Campo di rugby, siamo nella provincia campana, lontano dai clamori delle grandi città. Stanno giocando due squadre di rugby under 14: una formazione campana contro la squadra di un villaggio del centro Inghilterra vicino Leeds. Un ragazzino inglese, colpito duro al fianco, esce. Dopo qualche minuto il dolore del ragazzo si acuisce, si tocca la parte sinistra dell’addome. Arriva il medico. Lo visita e inizia a parlottare con uno degli organizzatori campani del torneo che sta assistendo il giocatore infortunato. Descrivo meglio la situazione: a bordo campo bivacca un capannello di persone così composto: il ragazzino inglese dolorante e stordito dalla confusione, sdraiato in terra; intorno a lui il medico, l’organizzatore, io (che non c’entro niente ma, al solito, ci sono) e l’accompagnatore inglese. Precisazione: i due campani (medico e organizzatore) non parlano inglese. L’inglese parla solo il dialetto di Leeds, e nemmeno benissimo. Io, senza disprezzare, sono l’unico poliglotta prese...