Dopo due anni di stop per la pandemia è tornata a Roma la "Festa dei Popoli", un'iniziativa nata per unire le tante culture che compongono la città.
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Una danza di preghiera della comunità filippina |
La formula quest'anno ha visto celebrazioni e momenti conviviali “diffusi” in modo capillare nelle varie parrocchie romane, dove vivono le tante comunità straniere.
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Due giovani donne coreane in abiti tradizionali eseguono un ritmo battendo i tamburi |
E proprio le diversità di lingue, culture, ma anche di etnia sono una ricchezza enorme per la nostra città, che da sempre è stata polo di attrazione per popoli provenienti da ogni dove. Ma purtroppo anche a Roma, città cosmopolita per vocazione, troppo spesso la parola “straniero” è associata ad altri aggettivi negativi.
Nella prefettura 31 è stata scelta come sede della Festa dei Popoli la Parrocchia di Santa Maria della Perseveranza, settore Ovest, in via della Pisana. Un territorio di periferia che vede da anni la presenza di tante comunità straniere. Alcune di queste hanno dato vita ieri sera ad una vivacissima rappresentazione di canti, balli, preghiere tradizionali delle loro culture. La festa si è poi conclusa con un banchetto fantastico, ricco di cibi portati dai partecipanti, provenienti da India, Filippine, Korea, Brasile, con un mix straordinario di profumi e sapori.
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Religiose indiane eseguono una danza di preghiera |
E' stata davvero una grande emozione vedere festeggiare l'integrazione, rispettosa delle tante individualità di popolo, in un momento in cui la storia vorrebbe imporci una visione di odio, divisione, lotta, sopraffazione fra popoli.
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