E' il 25 marzo 1911, siamo nel cuore di Manhattan, New York, all'angolo fra Washington square e Green Street. Lì si alza imponente un alto palazzo, l'Asch Building, un nuovo alto palazzo garantito a prova di incendio, che ospita i magazzini e la fabbrica della Triangle Shirt Waist Wear, una ditta che produce magliette e camicette. E' un sabato pomeriggio, ma poiché la settimana corta deve ancora essere inventata, all'interno del palazzo di oltre 10 piani stanno lavorando alcune centinaia di persone, in massima parte donne. All'8° piano un fattorino, eludendo il divieto, si accende una sigaretta (in realtà la polizia dirà più tardi che forse si è trattato di un corto circuito) fra i mucchi di tessuto accatastati nei corridoi. Basta un istante: una scintilla cade su una pezza di stoffa, e si innesca uno dei più grandi incendi della storia di New York. In pochi minuti il fumo invade l'8° piano, le lavoranti provano a scappare ma trovano le porte chiuse a chiave dall'esterno: la proprietà aveva ordinato di tenerle chiuse durante i turni (di 10 ore) per evitare che le operaie si allontanassero dal posto di lavoro. Qualcuno chiama i vigili del fuoco. Quando arrivano si accorgono che le loro scale arrivano fino al 6° piano di altezza. Provano allora a gettare con gli idranti acqua attraverso le finestre dell'8° piano. 
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La lotta contro le fiamme dura oltre 1 ora e mezzo, al termine della quale la scena è questa (ripresa dal New York Evening Journal, testata dalla quale sono riprese anche le altre immagini pubblicate in questo post)
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Alla fine, quando i vigili del fuoco riusciranno ad entrare dentro i locali devastati, troveranno i corpi di 148 vittime, di cui 140 donne, metà delle quali italiane, emigrate dal nostro paese in cerca di miglior sorte.
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Ecco il perché del titolo di questo post: la festa dell'8 marzo nacque proprio per mantenere la memoria di questa strage e perché non si ripetesse mai più. Purtroppo la cronaca attuale ogni giorno ci ricorda di uomini e donne che muoiono sulposto di lavoro. 8 marzo quindi giornata dedicata alla riflessione sulla vita dei più deboli, degli sfruttati, degli emarginati e, per favore, basta con le mimose (che sono anche allergico a questo fiore!)
Per chi fosse interessato a saperne di più sul tremendo incendio dell'11 marzo 1911 a New York consiglio il sito molto ben curato della Cornell IRL University , con un ampio album fotografico, e questo servizio del TG2 RAI.
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