Passa ai contenuti principali

La mia Race for the Cure

E anche quest'anno sono riuscito ad essere presente ad un appuntamento che giudico irrinunciabile: la Race for the cure Roma. Qui tutte le foto che ho scattato: https://photos.app.goo.gl/ZUlodq3eFg6LVG673 Guardale, perché ho ripreso centinaia di partecipanti e potresti esserci proprio tu. Puoi scaricarle e ripubblicarle come vuoi, sono un "regalo" per chi era presente oggi.

Ora un po' di cronaca in ordine cronologico, sotto forma di pensieri, accompagnati da una selezione di foto.

Innanzitutto i grazie: grazie al prof. Masetti, grazie a tutte le persone che hanno curato l'organizzazione della Race e grazie alle centinaia di volontari che hanno reso possibile la realizzazione della giornata.

Come sempre un'emozione forte la dà lo spazio bianco riempito con i pensieri dei presenti: sono sempre dediche, incoraggiamenti, a volte memorie di persone che non ce l'hanno fatta. E ogni parola è comunque legata a qualcosa che qui dentro alla Race per fortuna non è un tabù impronunciabile: il tumore al seno, che oggi, grazie anche ai fondi raccolti in 19 anni di Race, può essere combattuto e curato.

Le donne in rosa: un esercito per un giorno orgoglioso e festante, al centro dell'attenzione di tutti



Poi la banda dei carabinieri, che ha suonato l'inno italiano


Via con la partenza: prima gli atleti competitivi e poi via via tutti gli altri


Le migliaia e migliaia di partecipanti

Palcoscenico unico, di una bellezza mozzafiato unica al mondo, Roma, con i suoi sfondi e i suoi monumenti più belli







E all'arrivo un'orchestrina jazz saluta tutti quelli che hanno completato la piacevole fatica della Race

Commenti

Post popolari in questo blog

L'arco e la via di Tiradiavoli. E' pericoloso passarci?

Lo sapete che a Roma esiste una via che si chiamava “via Tiradiavoli”? E che su questa via passa un arco chiamato “arco Tiradiavoli”? E che molti di noi la percorrono ogni giorno senza saperlo? E sarà pericoloso questo passaggio? Fermi tutti, innanzitutto spieghiamo dove siamo: ci troviamo su via Aurelia (antica) nel tratto che fiancheggia da un lato Villa Pamphili e dall’altro il giardino di Villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo a Roma. Il posto è questo che vedete qui nella foto   Ma perché il popolo romano chiamava questa via, e l’arco, che la sovrasta, “Tiradiavoli”?  Una possibilità riguarda la figura della celeberrima Olimpia Maidalchini Pamphili, la celebre “Pimpaccia” a cui è anche intitolata una via qui vicino, Via di Donna Olimpia.  Questa donna, spregiudicata e abile, grazie alle sue capacità fu potentissima durante il pontificato di Innocenzo X, nella prima metà del 17° secolo. Questa sua avidità di denaro e potere la resero temuta e odia...

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte, ...

Il Chopper di Alan Oakley e i miei sogni di ragazzino

È morto ieri a 85 anni Alan Oakley, l'uomo che nel 1967 progettò per la Raleigh uno dei più singolari e fortunati modelli di bicicletta, la "Chopper", che salvò dal fallimento la fabbrica inglese. Il primo esemplare della strana bici fu messo in vendita in Inghilterra nel settembre del 1969, ed uscì di produzione nel 1984 con il record di 1,5 milioni di pezzi venduti. Per noi adolescenti degli anni '70 la chopper era rivoluzionaria, con il suo sedile largo con lo schienale, il cambio con la leva come un'automobile, la ruota posteriore grande e quella anteriore piccolissima, il manubrio altissimo e ripiegato all'interno. Per noi ragazzi nati alla fine degli anni '50 la bici era solo quella pesante d'acciaio da corsa o da città, non c'era l'alluminio, al massimo l'olandesina, ma solo per le donne o per contadini emiliani. Ancora non erano nate le mountain bike e l'unica altra rivoluzionaria apparsa sulle strade era la Graziella...