Il cartello sopra l'abitato di Soraga indica che a 1800 metri c'è un "cippo confinale" del 1551. Occasione da non perdere, e quindi si va. Siamo in Val di Fassa, provincia di Trento.
Si tratta di un reperto oramai raro. Infatti il vicepresidente della Società Alpinisti Trentini si batte da anni perché questi antichi cippi siano conservati e valorizzati. In passato indicavano i frastagliati confini fra "paesi" differenti, dividendo boschi, pascoli e vette.
In questo caso il cippo indica il confine fra il principato vescovile di Trento a quello di Bressanone. I due "principati" erano dei veri stati, appartenenti al Sacro Romano Impero, e sopravvissero fino al XIX secolo.
Si cammina dunque nel bosco, in una calda giornata estiva, alla ricerca di una "pietra".
Oggi parlare di confini ad un giovane europeo può sembrare antico (anche se in qualcuno è forte la tentazione di rimettere confini, fili spinato e guardie) ma nel passato, anche in questi magnifici boschi, la definizione dei confini era un tema molto serio e affrontato con grande rigore.
In lontananza appare un'indicazione:
Lasciamo quindi il sentiero ed entriamo dunque nel bosco, seguendo un'incerta traccia. Ma bastano pochi metri di salita per imbattersi in questo antico reperto, in uno spiazzo ripulito dalla vegetazione, fra radici e sassi.
Da lontano appare come un grosso masso sbilenco, smussato in cima, ma palesemente non presente là "per caso".
Avvicinandosi si percepisce però subito la sua "autorità".
Presenta i simboli dell’Aquila trentina di S. Venceslao sul lato a valle e l’Agnello che indicava il principato di Sabiona – Bressanone, sul lato a monte, che appare però meno leggibile e più rovinato dal passare del tempo.
Sul lato un numero progressivo, l'8. Come precisato dalla storica Maria Piccolin "Non si trattava di frontiere che impedivano lo scambio e il passaggio alle persone. I confini servivano solo per regolamentare la raccolta del legname e il pascolo degli animali in maniera da ridurre la conflittualità tra comunità vicine."
Un'ultima occhiata, un pensiero ai tanti che per secoli hanno lavorato a cavallo di quel confine per raccogliere la legna o per portare al pascolo gli animali, e poi via, fuori dal bosco, riflettendo su come oggi intendiamo i confini e su come li usiamo anche per dividere i popoli.
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