È alta 40 metri. È una creatura con sembianze di donna. Ha le ali, ma sono sporche di petrolio. E mentre lei cerca di pulirle con uno straccetto, un’altra creatura gigantesca al suo fianco sta già precipitando verso terra perché con le ali sporche di petrolio non riesce più a volare. Riuscirà a salvarsi almeno lei, la donna che cerca di pulirsi le ali?
È il grande (in senso letterale) progetto di Judith De Leeuw #JDL, una giovane artista di Amsterdam, che nel dicembre 2022, a Corviale, periferia ovest di Roma, ha realizzato sulla parete estrema del “Serpentone” (il palazzo lungo 1 chilometro) un murale gigantesco, alto oltre 40 metri, realizzato nell’ambito di Street Art for Rights, l’iniziativa che ha visto negli anni la realizzazione a Roma e nel Lazio di oltre trenta murales (a Corviale già sono presenti altri murales creati per questo progetto).
Il murale occupa l’intera parete nord-est del “Serpentone”, quella che guarda verso il centro di Roma, con due donne ricoperte di petrolio, simili agli uccelli intrappolati nelle chiazze di petrolio che inquinano i nostri mari. “La donna a sinistra è colpita dal petrolio sulle sue ali- spiega l’autrice-. Ha uno straccetto nella mano, cerca di pulirsi le ali per tornare a volare. La donna a destra invece ha perso le ali e sta cadendo giù”.
L’opera, che fra gli addetti ai lavori è chiamata anche “The Big Wall” per la maestosità delle dimensioni, è ispirata al mito di Icaro. Anzi, aggiunge Judith, è “... una versione moderna del mito di Icaro, che oggi vuole rappresentare la grande crisi ambientale e l’inquinamento globale” dove però non è più il calore del sole a far cadere l’uomo, ma le conseguenze dell’inquinamento che l’uomo stesso ha creato. Un messaggio importante a metà tra mito e stringente attualità.
“Il mito di Icaro” avrà un futuro diverso rispetto agli altri murales, destinati inevitabilmente alla consumazione. E sarà un futuro digitale, perché entro un paio di anni sarà “trasformato” in NFT, così da renderlo virtualmente eterno, rendendolo fruibile in un’altra dimensione, quella digitale della blockchain. Ci è stato comunicato che i ricavati della vendita dell’NFT saranno devoluti in attività di beneficenza proprio nel quartiere di Corviale, mantenendo il legame al luogo in cui è nato.
Cosa saprà farne la città, e Corviale in particolare, di quest’opera? Oggi, mentre scattavo qualche foto, più di una persona mi ha fermato chiedendomi cosa fosse e cosa rappresentasse il murale. Mi dicevano “bello, bello... ma che vor di’?” Forse, e lo dico sottovoce sapendo che potrebbe sembrare un’eresia, bisognerebbe superare l’idea di un’arte autoesplicativa e aiutare gli abitanti del territorio a capirla, a sentirla come un bene del quartiere, qualcosa di utile e di bello per la vita di ciascuno.
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