Oggi, in conseguenza di questa situazione, in molte parti della Chiesa ci si sta interrogando sull'opportunità di mantenere visibili ai fedeli le opere di questo artista, consapevoli che molti potrebbero sentirsi turbati nell'associare immagini religiose ai comportamenti gravissimi da lui tenuti.
In particolare la situazione è delicata a Lourdes, dove le opere di Rupnick sono viste da centinaia di migliaia di persone in pellegrinaggio ogni anno. E il vescovo di Lourdes, mons. Micas, ha diffuso il 2 luglio un comunicato in cui informa della sua decisione di non illuminare più i grandi mosaici durante le quotidiane processioni notturne. «Nel corso dei mesi», scrive, «ho capito che non spetta a me ragionare sullo status di un'opera d'arte, sulla sua "moralità", che va distinta da quella del suo autore. Il mio ruolo è quello di garantire che il Santuario accolga tutti, in particolare coloro che soffrono, comprese le vittime di abusi e violenze sessuali, sia bambini che adulti. A Lourdes, i sofferenti e i feriti che hanno bisogno di consolazione e riparazione devono essere messi al primo posto. Questa è la grazia speciale di questo santuario: nulla deve impedire loro di rispondere al messaggio della Madonna di venire qui in pellegrinaggio... Poiché questo è diventato impossibile per molte persone, la mia opinione personale è che sarebbe preferibile rimuovere questi mosaici. Da subito, e concretamente, ho deciso che questi mosaici non saranno più evidenziati come lo sono stati finora dai giochi di luce durante la processione mariana che riunisce i pellegrini ogni sera. Questo è un primo passo. Lavoreremo con le persone di buona volontà che sono disposte ad aiutarci per individuare i prossimi passi. Spetta a me come "Custode della Grotta", al di là della questione specifica del futuro di questi mosaici, progredire concretamente, sempre, nell'accoglienza delle vittime e di tutte le persone ferite, fragili e povere di Lourdes. Questo sarà il mio lavoro nei prossimi mesi, con coloro che accetteranno di continuare ad aiutarmi».
Davvero un tema difficile. Nella "prefettura" romana dove risiedo una parrocchia è adornata da opere del laboratorio di p. Rupnick.
Quando furono mostrate ai fedeli, mi sembrò un vero dono della Chiesa ad una parrocchia di periferia. Oggi però il mio sguardo è cambiato e davvero non so capire se quelle opere mi ispirano ancora serenità e speranza o rabbia verso l'autore che per anni ha mostrato un lato pubblico da artista spiritualmente levato e nel privato si è comportato come un nemico della Chiesa compiendo azioni spregevoli. E nemmeno credo valga l'osservazione molto frequente di chi dice "e allora, dovremmo nascondere tutte le opere di Caravaggio?". Innanzitutto perché sappiamo poco sulla vera vita spirituale di Caravaggio (che peraltro, come emerso dagli studi di d. Andrea Lonardo, era un cattolico praticante, nella parrocchia di San Nicola ai Prefetti di Roma) ma poi comunque Caravaggio non era un prete, come Rupnick, e quindi con responsabilità di immagine diverse nei confronti della comunità.
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