Passa ai contenuti principali

Il libro di Kricet - 3







Chesil Beach, Ian McEwan, ed. Einaudi. € 15,50

Edward e Florence sono in luna di miele in un piccolo hotel che affaccia su Chesil Beach: una bella spiaggia di ciottoli, cornice dell’inizio della vita coppia che si dilata all’indietro nel tempo del racconto.

Le digressioni di McEwan sono brevi ma dense e creano in giusta misura sia la delicata storia personale dei protagonisti, che la suspence narrativa necessaria a proseguire la lettura. La vita di Edward è molto diversa da quella di Florence, ma entrambi sono cresciuti nel contesto dell’Inghilterra conservatrice e pre-rivoluzione sessuale. Eppure siamo negli anni ’60 e il cambiamento nei costumi sta uscendo dall’incubatrice. Il conflitto tra i retaggi dell’educazione e la nuova aria di libertà fanno scontrare fra loro due anime sensibili e di acuta intelligenza, due giovani promettenti che si amano in modo profondo e consapevole, ma che non sanno come ‘parlarsi’, costretti come sono a tenere tutti i pensieri chiusi ermeticamente nella propria testa.
Il libro è un piccolo cammeo. Sono solo 130 pagine da leggere piano, godendosi tutti gli acquerelli della campagna dell’Oxfordshire e le istantanee sul carattere dei personaggi. L’edizione è per ora solo in hard cover e quindi costa un po’. Ma direi che Chesil Beach nella sua brevità è un esercizio mirevole di eleganza e di stile non solo nella scelta del soggetto, ma anche nella narrazione tutta.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'arco e la via di Tiradiavoli. E' pericoloso passarci?

Lo sapete che a Roma esiste una via che si chiamava “via Tiradiavoli”? E che su questa via passa un arco chiamato “arco Tiradiavoli”? E che molti di noi la percorrono ogni giorno senza saperlo? E sarà pericoloso questo passaggio? Fermi tutti, innanzitutto spieghiamo dove siamo: ci troviamo su via Aurelia (antica) nel tratto che fiancheggia da un lato Villa Pamphili e dall’altro il giardino di Villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo a Roma. Il posto è questo che vedete qui nella foto   Ma perché il popolo romano chiamava questa via, e l’arco, che la sovrasta, “Tiradiavoli”?  Una possibilità riguarda la figura della celeberrima Olimpia Maidalchini Pamphili, la celebre “Pimpaccia” a cui è anche intitolata una via qui vicino, Via di Donna Olimpia.  Questa donna, spregiudicata e abile, grazie alle sue capacità fu potentissima durante il pontificato di Innocenzo X, nella prima metà del 17° secolo. Questa sua avidità di denaro e potere la resero temuta e odia...

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte, ...

Il Chopper di Alan Oakley e i miei sogni di ragazzino

È morto ieri a 85 anni Alan Oakley, l'uomo che nel 1967 progettò per la Raleigh uno dei più singolari e fortunati modelli di bicicletta, la "Chopper", che salvò dal fallimento la fabbrica inglese. Il primo esemplare della strana bici fu messo in vendita in Inghilterra nel settembre del 1969, ed uscì di produzione nel 1984 con il record di 1,5 milioni di pezzi venduti. Per noi adolescenti degli anni '70 la chopper era rivoluzionaria, con il suo sedile largo con lo schienale, il cambio con la leva come un'automobile, la ruota posteriore grande e quella anteriore piccolissima, il manubrio altissimo e ripiegato all'interno. Per noi ragazzi nati alla fine degli anni '50 la bici era solo quella pesante d'acciaio da corsa o da città, non c'era l'alluminio, al massimo l'olandesina, ma solo per le donne o per contadini emiliani. Ancora non erano nate le mountain bike e l'unica altra rivoluzionaria apparsa sulle strade era la Graziella...