Passa ai contenuti principali

Bike Sharing a Roma - la verità

Oggi, 15 aprile, sul Corriere della Sera, a pag. 12 dell'inserto Roma, è stata pubblicata una fantasiosa lettera di Marco Visconti, assessore all'ambiente di Roma Capitale, che si esprime anche in materia di Bike Sharing.
Ecco cosa dice l'assessore:
"...il rilancio del bike sharing è un'assoluta priorità per questa amministrazione. E' evidente che ci siano delle criticità da risolvere per migliorare un servizio (vi prego, leggete con attenzione) che rappresenta uno dei tasselli fondamentali per realizzare il piano quadro della ciclabilità. A tal fine, nelle scorse settimane, ho incontrato più volte i vertici dell'Agenzia per la mobilità analizzando i dati di utilizzo e le modalità di gestione del Bike Sharing. Dal confronto sono emersi chiaramente sia i punti di forza sia le lacune del sistema, su cui interverremo. L'obiettivo è quello di fare di Roma una delle Capitali europee più all'avanguardia nel settore, implementando il sistema con le migliori tecnologie sul mercato".

In realtà, come sa bene ogni cittadino romano, il Bike Sharing a Roma è in sfacelo, abbandonato a se stesso, schiacciato dalla mancanza di volontà politica e dai gravissimi errori gestionali commessi dall'Amministrazione Comunale.
Ho fatto un breve sopralluogo questa mattina, 15 aprile 2011, fra le 13.00 e le 14.00 e le immagini seguenti documentano la situazione che ho trovato:
Prima tappa: piazza S. Silvestro. Una delle bici verdi posteggiate è "scatenata", nel senso che la catena  è caduta dalla corona e penzola tristemente arrugginita, rendendo impossibile l'utilizzo del mezzo

Seconda tappa, piazza del Parlamento. Qui le bici sono tre e sembrano funzionanti.

Terza tappa, piazza di Spagna. Qui, nel cuore della città, solo due bici, che sembrano farsi compagnia sfiorandosi reciprocamente la ruota anteriore

Quarta tappa, via della Panetteria. Qui di bici nemmeno l'ombra. In compenso alcuni scooter trovano accogliente riparo fra le colonnine

Ancora via della Panetteria. Questi scooter si sono infilati proprio fra le colonnine del Bike Sharing, senza vergogna alcuna.

Quinta e ultima tappa, via S. Maria in via, angolo via delle Muratte. Anche qui uno scooter abusivo fra le colonnine del Bike Sharing, con in più un bel po' di "monnezza" a dare un tocco di colore alla scena. Immagino quanto sia gradita, la scena, alle migliaia di turisti che ogni giorno passano a questo incrocio, che dista meno di 50 metri da fontana di Trevi.
Bilancio? niente di nuovo, il solito scandalo al sole. I soldi dei cittadini sono stati letteralmente buttati via per impiantare un sistema di Bike Sharing nato già "morto" e che oggi langue esanime nelle più belle vie e piazze del centro. Sarebbe certamente più dignitoso levarlo di mezzo e ammettere il disastro.
Assessore Visconti, come dice la saggezza popolare, un bel tacer non fu mai scritto.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'arco e la via di Tiradiavoli. E' pericoloso passarci?

Lo sapete che a Roma esiste una via che si chiamava “via Tiradiavoli”? E che su questa via passa un arco chiamato “arco Tiradiavoli”? E che molti di noi la percorrono ogni giorno senza saperlo? E sarà pericoloso questo passaggio? Fermi tutti, innanzitutto spieghiamo dove siamo: ci troviamo su via Aurelia (antica) nel tratto che fiancheggia da un lato Villa Pamphili e dall’altro il giardino di Villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo a Roma. Il posto è questo che vedete qui nella foto   Ma perché il popolo romano chiamava questa via, e l’arco, che la sovrasta, “Tiradiavoli”?  Una possibilità riguarda la figura della celeberrima Olimpia Maidalchini Pamphili, la celebre “Pimpaccia” a cui è anche intitolata una via qui vicino, Via di Donna Olimpia.  Questa donna, spregiudicata e abile, grazie alle sue capacità fu potentissima durante il pontificato di Innocenzo X, nella prima metà del 17° secolo. Questa sua avidità di denaro e potere la resero temuta e odiata dal popolo

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte,

Il Chopper di Alan Oakley e i miei sogni di ragazzino

È morto ieri a 85 anni Alan Oakley, l'uomo che nel 1967 progettò per la Raleigh uno dei più singolari e fortunati modelli di bicicletta, la "Chopper", che salvò dal fallimento la fabbrica inglese. Il primo esemplare della strana bici fu messo in vendita in Inghilterra nel settembre del 1969, ed uscì di produzione nel 1984 con il record di 1,5 milioni di pezzi venduti. Per noi adolescenti degli anni '70 la chopper era rivoluzionaria, con il suo sedile largo con lo schienale, il cambio con la leva come un'automobile, la ruota posteriore grande e quella anteriore piccolissima, il manubrio altissimo e ripiegato all'interno. Per noi ragazzi nati alla fine degli anni '50 la bici era solo quella pesante d'acciaio da corsa o da città, non c'era l'alluminio, al massimo l'olandesina, ma solo per le donne o per contadini emiliani. Ancora non erano nate le mountain bike e l'unica altra rivoluzionaria apparsa sulle strade era la Graziella