Passa ai contenuti principali

Quello che non vorresti mai vedere

La mattina ti alzi, ti prepari, esci e...ecco il pugno nello stomaco...una bicicletta in terra, parzialmente sotto le ruote di un'automobile, gente che si affolla, poliziotti e vigili che si agitano...

il cuore inizia a battere forte. Per prima cosa pensi a chi pochi istanti prima sedeva sul sellino di quella bici, cerchi di capire come sta e come sia potuto succedere


poi inizi a pensare a quante volte hai percorso in bici quella strada, a quante macchine e pullman ti abbiano tagliato la strada in velocità su quel maledetto pavé lucido e sdrucciolevole che costeggia il colonnato di S. Pietro...poi senti, come in una nebbia i commenti dei passanti: "ma che vanno a fa' questi in bici? che 'ncioosanno che è pericoloso?" oppure " se.. se..., fai la scialla in bici, mo' so caazzi sua..." e ti vengono in mente le parole della canzone di Finardi "extraterrestre, portami via".
Sono andato via. La ragazza era al suolo, cosciente, con una ferita sulla fronte da cui filava un rivolo di sangue che le sporcava i riccioli biondi che pochi minuti prima erano gonfi dell'aria presa pedalando. L'ambulanza non era ancora arrivata.

Ultima riflessione: non è indispensabile, forse non salva la vita, ma il caschetto in testa io lo metto, almeno non sporco di sangue i miei riccioli biondi.

Commenti

Mammifero Bipede ha detto…
Io propenderei per "extraterrestre portaLi via". Magari potessero sbarazzarci dai milioni di teste di c.... con cui condividiamo il pianeta.

Post popolari in questo blog

L'arco e la via di Tiradiavoli. E' pericoloso passarci?

Lo sapete che a Roma esiste una via che si chiamava “via Tiradiavoli”? E che su questa via passa un arco chiamato “arco Tiradiavoli”? E che molti di noi la percorrono ogni giorno senza saperlo? E sarà pericoloso questo passaggio? Fermi tutti, innanzitutto spieghiamo dove siamo: ci troviamo su via Aurelia (antica) nel tratto che fiancheggia da un lato Villa Pamphili e dall’altro il giardino di Villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo a Roma. Il posto è questo che vedete qui nella foto   Ma perché il popolo romano chiamava questa via, e l’arco, che la sovrasta, “Tiradiavoli”?  Una possibilità riguarda la figura della celeberrima Olimpia Maidalchini Pamphili, la celebre “Pimpaccia” a cui è anche intitolata una via qui vicino, Via di Donna Olimpia.  Questa donna, spregiudicata e abile, grazie alle sue capacità fu potentissima durante il pontificato di Innocenzo X, nella prima metà del 17° secolo. Questa sua avidità di denaro e potere la resero temuta e odiata dal popolo

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte,

Il Chopper di Alan Oakley e i miei sogni di ragazzino

È morto ieri a 85 anni Alan Oakley, l'uomo che nel 1967 progettò per la Raleigh uno dei più singolari e fortunati modelli di bicicletta, la "Chopper", che salvò dal fallimento la fabbrica inglese. Il primo esemplare della strana bici fu messo in vendita in Inghilterra nel settembre del 1969, ed uscì di produzione nel 1984 con il record di 1,5 milioni di pezzi venduti. Per noi adolescenti degli anni '70 la chopper era rivoluzionaria, con il suo sedile largo con lo schienale, il cambio con la leva come un'automobile, la ruota posteriore grande e quella anteriore piccolissima, il manubrio altissimo e ripiegato all'interno. Per noi ragazzi nati alla fine degli anni '50 la bici era solo quella pesante d'acciaio da corsa o da città, non c'era l'alluminio, al massimo l'olandesina, ma solo per le donne o per contadini emiliani. Ancora non erano nate le mountain bike e l'unica altra rivoluzionaria apparsa sulle strade era la Graziella