Poco più di 5 km da piazza S. Pietro, 2 km dall'Aurelia, solo poche centinaia di metri dalla trafficata via di Bravetta: queste le distanze da percorrere per raggiungere il "Parco ad orti urbani Fosso di Bravetta".
In realtà siamo in piena città, 5 km all'interno del Raccordo Anulare, fra palazzine e casette costruite in economia, in una di quelle sempre più rare sacche di terreno libero, salvatosi per miracolo dall'affamata speculazione edilizia che in 40 anni ha saccheggiato chilometri e chilometri di campagna intorno alla città.
In quest'area, dove spontaneamente un gruppo di cittadini aveva dato vita anni fa ad una serie di "orti di pace", il Comune è intervenuto, ha bonificato l'area, l'ha recintata, l'ha dotata di acqua ad uso irriguo e potabile, ha installato alcuni giochi per bambini e i servizi, e poi ha dato in gestione ad un'associazione una ventina di "lotti" di circa 150 metri quadrati da adibire ad orto.
Carote, melanzane, finocchi, cavoli crescono rigogliosi a pochi metri da una grande strada di collegamento fra Bravetta e Pisana, curati amorevolmente da un gruppo di maturi contadini, con alle spalle anni di lavoro nei cantieri o nelle aziende romane, e ora con tanto tempo libero a disposizione e la voglia di non sprecarlo.
Ti mostrano orgogliosi il loro "orto", contrassegnato da un numero progressivo, ti spiegano i tempi delle colture e ti raccontano la rabbia che sale quando, arrivando la mattina, scoprono che qualche ladruncolo si è portato via una fila di finocchi o una busta di melanzane pronte per la padella.
E fra un campo di insalatina e uno di fagioli c'è anche lo spazio per i giochi dei bambini, che numerosi frequentano il parco, soprattutto il pomeriggio: uno splendido esempio di contaminazione fra età e azioni diverse, in cui i bambini osservano i nonni coltivare il campo, e capiscono meglio i tempi della natura, imparano a distinguere una pianta di cavolo da una di pomodori e si rendono conto che gli ortaggi non nascono all'interno delle celle refrigerate del supermercato.
In realtà siamo in piena città, 5 km all'interno del Raccordo Anulare, fra palazzine e casette costruite in economia, in una di quelle sempre più rare sacche di terreno libero, salvatosi per miracolo dall'affamata speculazione edilizia che in 40 anni ha saccheggiato chilometri e chilometri di campagna intorno alla città.
In quest'area, dove spontaneamente un gruppo di cittadini aveva dato vita anni fa ad una serie di "orti di pace", il Comune è intervenuto, ha bonificato l'area, l'ha recintata, l'ha dotata di acqua ad uso irriguo e potabile, ha installato alcuni giochi per bambini e i servizi, e poi ha dato in gestione ad un'associazione una ventina di "lotti" di circa 150 metri quadrati da adibire ad orto.
Carote, melanzane, finocchi, cavoli crescono rigogliosi a pochi metri da una grande strada di collegamento fra Bravetta e Pisana, curati amorevolmente da un gruppo di maturi contadini, con alle spalle anni di lavoro nei cantieri o nelle aziende romane, e ora con tanto tempo libero a disposizione e la voglia di non sprecarlo.
Ti mostrano orgogliosi il loro "orto", contrassegnato da un numero progressivo, ti spiegano i tempi delle colture e ti raccontano la rabbia che sale quando, arrivando la mattina, scoprono che qualche ladruncolo si è portato via una fila di finocchi o una busta di melanzane pronte per la padella.
E fra un campo di insalatina e uno di fagioli c'è anche lo spazio per i giochi dei bambini, che numerosi frequentano il parco, soprattutto il pomeriggio: uno splendido esempio di contaminazione fra età e azioni diverse, in cui i bambini osservano i nonni coltivare il campo, e capiscono meglio i tempi della natura, imparano a distinguere una pianta di cavolo da una di pomodori e si rendono conto che gli ortaggi non nascono all'interno delle celle refrigerate del supermercato.
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