Una tranquilla passeggiata di fine anno nel quartiere Prati, in via Germanico per la precisione. Vetrine, turisti, profumi che escono dalle pasticcerie, quando l'occhio viene attirato da tre macchie dorate sul selciato. Guardo meglio: sono tre placche metalliche annegate nel cemento del marciapiede. Sopra ogni placca c'è scritto qualcosa: mi chino, leggo la prima:
"Qui abitava Augusto Efrati, nato 1916, arrestato 16.4.1944, deportato Auschwitz, morto 19.3.1945, Gross Bosen".
La seconda "Qui abitava Clara Barroccio Efrati, nata 1891, arrestata 16.10.1943, deportata Auschwitz, morta in luogo ignoto in data ignota".
La terza "Qui abitava Giuseppe Efrati, nato 1880, arrestato 16.10.1943, deportato Auschwitz, assassinato 23.10.1943".
Alzo lo sguardo verso il portone: è il civico 96 di via Germanico, e ricordo di aver letto qualcosa su questa iniziativa alcuni mesi fa: le tre placche sono tre "pietre d'inciampo o sampietrini della memoria" creati dall'artista tedesco Gunter Demnig e collocate lì il 13 gennaio 2011 a memoria di tre ebrei vittime della cieca furia nazifascista, mai più tornati nella loro bella casa romana.
Già ne avevo parlato, su questo blog, circa due anni fa, quando furono installate le prime pietre d'inciampo
Un progetto che vuole da un lato mantenere memoria di nostri concittadini trucidati senza un perché e dall'altro ricordarci che per essere vittime non serve un motivo, basta un pretesto, anche assurdo, non sufficientemente contrastato. Nel 1943/44 bastava essere ebrei, zingari, omosessuali, oppositori del regime per ritrovarsi in un vagone ferroviario con destinazione nord. Che questo atroce insegnamento rimanga negli anni e, anche grazie ai sampietrini della memoria, si trasferisca alle nuove generazioni.
"Qui abitava Augusto Efrati, nato 1916, arrestato 16.4.1944, deportato Auschwitz, morto 19.3.1945, Gross Bosen".
La seconda "Qui abitava Clara Barroccio Efrati, nata 1891, arrestata 16.10.1943, deportata Auschwitz, morta in luogo ignoto in data ignota".
La terza "Qui abitava Giuseppe Efrati, nato 1880, arrestato 16.10.1943, deportato Auschwitz, assassinato 23.10.1943".
Alzo lo sguardo verso il portone: è il civico 96 di via Germanico, e ricordo di aver letto qualcosa su questa iniziativa alcuni mesi fa: le tre placche sono tre "pietre d'inciampo o sampietrini della memoria" creati dall'artista tedesco Gunter Demnig e collocate lì il 13 gennaio 2011 a memoria di tre ebrei vittime della cieca furia nazifascista, mai più tornati nella loro bella casa romana.
Già ne avevo parlato, su questo blog, circa due anni fa, quando furono installate le prime pietre d'inciampo
Un progetto che vuole da un lato mantenere memoria di nostri concittadini trucidati senza un perché e dall'altro ricordarci che per essere vittime non serve un motivo, basta un pretesto, anche assurdo, non sufficientemente contrastato. Nel 1943/44 bastava essere ebrei, zingari, omosessuali, oppositori del regime per ritrovarsi in un vagone ferroviario con destinazione nord. Che questo atroce insegnamento rimanga negli anni e, anche grazie ai sampietrini della memoria, si trasferisca alle nuove generazioni.
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