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Un corridoio per la speranza

Con un volo proveniente da Islamabad, sono arrivati oggi all'aeroporto di Fiumicino 152 profughi afghani, grazie ai corridoi umanitari promossi da Conferenza Episcopale Italiana (attraverso Caritas Italiana), Comunità di Sant'Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Tavola Valdese, Arci, IOM, INMP e UNHCR.


L'aspetto negativo della vicenda è che il corridoio umanitario è stato interamente sovvenzionato dalle organizzazioni promotrici, mentre le istituzioni pubbliche italiane si sono limitate solo allo svolgimento delle pratiche burocratiche (in questo caso in maniera molto, molto dettagliata).



I cittadini afghani, provenienti dal Pakistan dove erano scappati con fughe rischiosissime, verranno ora accolti in diverse zone da nord a sud di tutta Italia e avviati subito verso l'integrazione, a partire dall'apprendimento della lingua e dall'inserimento lavorativo, grazie a questo progetto totalmente a carico degli organismi proponenti e sostenuto dalla generosità e dall'impegno di tanti cittadini italiani che hanno offerto le loro case per ospitare i profughi.


Ad accoglierli nello scalo romano, il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, il responsabile nazionale immigrazione di Arci, Filippo Miraglia, il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello e Libero Ciuffreda, membro del Consiglio della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.

Nei vari interventi molte sono state le sollecitazioni alla politica nazionale ed europea ad intensificare gli sforzi di realizzazione di questi corridoi umanitari, anche perché "esiste un'Italia che vuole accogliere ed essere inclusiva" con persone che hanno perso tutto.





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