La scala mobile si avventura nella galleria per iniziare la scalata della gola nera del colle, le luci sono, come sempre, rigorosamente accese al 30% (cioè, ne funziona solo una su tre) e si vede poco o niente. La puzza è il solito mischio di sudicio consolidato sui muri, grasso industriale, treno, cani. Tre metri davanti a me un signore sulla quarantina, giacca chiara tenuta con il dito a gancio dietro le spalle, e poi nessun altro in giro. Dal lato della galleria verso cui siamo diretti arriva un vocio confuso, che aumenta d'intensità molto velocemente. La salita è finita e la scala mobile cede il passo ad un lungo tapis roulant. Laggiù in fondo, preceduta da urla concitate, si vede una coppia di persone che scappa con dei fagotti sulle spalle: assistiamo alla solita retata contro l'abusivismo. Il primo dei due giovani africani in fuga corre sul tapis roulant e sembra volare, l'altro invece caracolla lungo lo stretto corridoio che affianca il mancorrente, e quindi è molto più lento. Gli andiamo incontro senza fatica, spinti dalla via meccanica. Sulle spalle porta un fagotto mentre con la mano sostiene una tavoletta di legno su cui sono fissati alla "bellemmeglio" alcuni orologi. Il signore davanti a me si riscuote dal torpore indotto dal dondolio del sentiero meccanico che ci trascina e fissa la tavoletta. Ormai il fuggitivo è quasi alla nostra altezza. Giù in fondo si intravedono alcune persone in uniforme che, molto più lentamente di quelli che scappano, si accingono a percorrere il lungo corridoio. Il signore all'improvviso si rivolge al fuggitivo: "quanto lo fai quel Rolex?" indicando con un dito una delle patacche fissate sulla tavoletta. Sorrido fra me e me, mi dico "ma ti pare che questo, con le guardie alle calcagne, mo' gli dice quanto vuole per l'orologio?".
Niente affatto invece: il giovane africano si ferma di botto, inverte il senso di marcia (per spiegare, si ferma, si gira ed inizia a camminare a fianco del signore, alla velocità del tapis roulant, nella direzione da cui proveniva, andando incontro ai vigili che lo stanno inseguendo!) e con indice e medio alzati fa capire un "2". E' un istante: il signore tira fuori dalla tasca dei foglietti spiegazzati, seleziona una banconota celeste da 20 euro, la porge all'africano che, altrettanto velocemente sfila il "Rolex" dalla tavoletta e lo passa al di là del mancorrente. Tempo necessario per la trattativa, la stipula del contratto e lo scambio prezzo/merce: forse 3 secondi.
Nuova inversione di marcia e l'africano riparte, caracollando sotto il peso della mercanzia, verso l'uscita.
Incrociamo sul tapis roulant che va nel senso opposto al nostro tre vigili urbani, sulla cinquantina, la pancia prominente valorizzata nella sua rotondità dalla camicia di taglia insufficiente a contenerla, i capelli di ordinanza, grigi, lunghi, a ciocche scomposte sul collo (la tipica acconciatura "alla vigile urbano"). Arrivano alla nostra altezza e uno di loro, cercando comprensione nei nostri sguardi, bofonchia "ma come je va a questi de córe...co' 'sto caldo!"
Io abbozzo un sorriso spento, di circostanza, il signore invece non può: sta regolando l'ora del suo nuovo orologio!
Niente affatto invece: il giovane africano si ferma di botto, inverte il senso di marcia (per spiegare, si ferma, si gira ed inizia a camminare a fianco del signore, alla velocità del tapis roulant, nella direzione da cui proveniva, andando incontro ai vigili che lo stanno inseguendo!) e con indice e medio alzati fa capire un "2". E' un istante: il signore tira fuori dalla tasca dei foglietti spiegazzati, seleziona una banconota celeste da 20 euro, la porge all'africano che, altrettanto velocemente sfila il "Rolex" dalla tavoletta e lo passa al di là del mancorrente. Tempo necessario per la trattativa, la stipula del contratto e lo scambio prezzo/merce: forse 3 secondi.
Nuova inversione di marcia e l'africano riparte, caracollando sotto il peso della mercanzia, verso l'uscita.
Incrociamo sul tapis roulant che va nel senso opposto al nostro tre vigili urbani, sulla cinquantina, la pancia prominente valorizzata nella sua rotondità dalla camicia di taglia insufficiente a contenerla, i capelli di ordinanza, grigi, lunghi, a ciocche scomposte sul collo (la tipica acconciatura "alla vigile urbano"). Arrivano alla nostra altezza e uno di loro, cercando comprensione nei nostri sguardi, bofonchia "ma come je va a questi de córe...co' 'sto caldo!"
Io abbozzo un sorriso spento, di circostanza, il signore invece non può: sta regolando l'ora del suo nuovo orologio!
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