"Un adulto in buona salute, non fumatore, che vive in città, inspira tra i 6 e i 9 litri di aria al minuta, introducendo nei polmoni circa 1/2 grammo di veleni ogni ora.
Un ciclista urbano, nelle stesse condizioni, aumenta di circa 10 volte la quantità di aria respirata e quindi introduce ogni ora circa 5 grammi di veleni vari, tra biossido di zolfo, biossido di azoto, monossido di carbonio, ozono (questo gas, per assurdo, trova le concentrazioni più elevate nelle ville, nei parchi e nelle zone verdi urbane, nelle ore di maggior insolazione e calore), benzene e PMI, le famigerate "polveri sottili"....
"Inoltre il ciclista sfrutta un meccanismo di ventilazione polmonare particolarmente intensa, che stimola i polmoni in tutta la loro capacità di scambio, fino agli alveoli più piccoli. Quando poi lo sforzo aumenta, il ciclista respira con la bocca, annullando l'effetto di filtro prodotto dal naso contro le PMI. Inoltre, se in città ci sono sole e caldo, aumenta nell'aria la concentrazione di ozono, che è particolarmente tossico per le vie respiratorie, e la funzione polmonare si deteriora tra l'inizio e la fine della pedalata."
"Proposte su come evitare di correre questi rischi? Muoversi con intelligenza, scegliere ore strategiche, itinerari semplici con strade poco trafficate e sufficientemente larghe per andare in bici in sicurezza e in presenza di una buona qualità dell'aria, non dimenticandosi poi delle piste ciclabili."
Queste informazioni sono tratte da un lungo speciale pubblicato su "La Repubblica - Salute" del 1° novembre 2007, pagg. 28-31, a firma del dott. Claudio Tedesco, specialista in scienze motorie e sportive.
La risposta più facile e banale al dott. Tedesco sarebbe quella di dirgli che qui non siamo in Germania, ma sarei liquidato come un pallido battutista.
Mi domando, visto che il dott. Tedesco è di Roma, in quale quartiere viva e dove lavori. Consigli come "scegliere strade larghe e poco trafficate, privilegiare le piste ciclabili" sono l'irritante proposta di qualcuno che sembra non abbia mai usato una bici nella capitale.
Dott. Tedesco, perché non si mette in contatto con me e insieme ci andiamo a fare un giretto sulle ciclabili romane dove posteggiano le auto, costruite a filo di arterie a grande scorrimento (e altrettanto grande inquinamento)? O cerchiamo un viale largo a sufficienza per poter pedalare in sicurezza?
Forse dopo questa esperienza potrebbere scrivere un nuovo articolo, intitolato però non più "Sprto in città - via dai veleni" ma "manuale di sopravvivenza urbana, ovvero cosa significhi andare in bici in città e cercare di salvare la pelle"!
Un ciclista urbano, nelle stesse condizioni, aumenta di circa 10 volte la quantità di aria respirata e quindi introduce ogni ora circa 5 grammi di veleni vari, tra biossido di zolfo, biossido di azoto, monossido di carbonio, ozono (questo gas, per assurdo, trova le concentrazioni più elevate nelle ville, nei parchi e nelle zone verdi urbane, nelle ore di maggior insolazione e calore), benzene e PMI, le famigerate "polveri sottili"....
"Inoltre il ciclista sfrutta un meccanismo di ventilazione polmonare particolarmente intensa, che stimola i polmoni in tutta la loro capacità di scambio, fino agli alveoli più piccoli. Quando poi lo sforzo aumenta, il ciclista respira con la bocca, annullando l'effetto di filtro prodotto dal naso contro le PMI. Inoltre, se in città ci sono sole e caldo, aumenta nell'aria la concentrazione di ozono, che è particolarmente tossico per le vie respiratorie, e la funzione polmonare si deteriora tra l'inizio e la fine della pedalata."
"Proposte su come evitare di correre questi rischi? Muoversi con intelligenza, scegliere ore strategiche, itinerari semplici con strade poco trafficate e sufficientemente larghe per andare in bici in sicurezza e in presenza di una buona qualità dell'aria, non dimenticandosi poi delle piste ciclabili."
Queste informazioni sono tratte da un lungo speciale pubblicato su "La Repubblica - Salute" del 1° novembre 2007, pagg. 28-31, a firma del dott. Claudio Tedesco, specialista in scienze motorie e sportive.
La risposta più facile e banale al dott. Tedesco sarebbe quella di dirgli che qui non siamo in Germania, ma sarei liquidato come un pallido battutista.
Mi domando, visto che il dott. Tedesco è di Roma, in quale quartiere viva e dove lavori. Consigli come "scegliere strade larghe e poco trafficate, privilegiare le piste ciclabili" sono l'irritante proposta di qualcuno che sembra non abbia mai usato una bici nella capitale.
Dott. Tedesco, perché non si mette in contatto con me e insieme ci andiamo a fare un giretto sulle ciclabili romane dove posteggiano le auto, costruite a filo di arterie a grande scorrimento (e altrettanto grande inquinamento)? O cerchiamo un viale largo a sufficienza per poter pedalare in sicurezza?
Forse dopo questa esperienza potrebbere scrivere un nuovo articolo, intitolato però non più "Sprto in città - via dai veleni" ma "manuale di sopravvivenza urbana, ovvero cosa significhi andare in bici in città e cercare di salvare la pelle"!
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