Passa ai contenuti principali

Danubio in bici - aggiornamento n. 1

Cari amici, vi scrivo dalle rive del Danubio, da Perg per l'esattezza, dove sono arrivato da pochi minuti, dopo circa 45 km di viaggio da Linz.
Come prima impressione credo di dover dare ragione a Caio Fabricius: la sensazione, almeno quella ciclistica, è di provenire dalla barbarie ed essere giunti nella terra promessa. Qui è tutto un intreccio di piste ciclabili, percorsi riservati alle bici, strade che si allontanano dalla viabilità motorizzata per consentire al ciclista di procedere con calma. E dove automobili e bici sono costrette ad incrociarsi non ho rilevato nessun gesto di sopraffazione o prevaricazione da parte degli automobilisti.
La seconda riflessione parte dalla constatazione che la grande maggioranza dei ciclisti che ho incrociato lungo il danubio è italiana. Le provenienze sono diversificate: triveneto in testa, direi, poi emilia, toscana e lazio. Mi sono allora domandato: ma se ci sono tanti italiani interessati al cicloturismo, perché in Italia le iniziative che lo promuovono sono poche, scollegate e non adeguatamente promosse? Perché il ministero che si occupa della promozione del turismo non organizza un piano nazionale di "spinta" al cicloturismo e, più in generale, a favore della mobilità su bici sulla media e lunga distanza?
Nei prossimi aggiornamenti vi racconterò dei tour operator specializzati in bici e delle bici che abbiamo noleggiato.
Ora devo organizzarmi per la cena, altrimenti i figli domani scendono in sciopero!!
Foto da qui non riesco a postarne, ma sto scattando, non molto, ma il necessario x documentare quello che vediamo.
Perg, Austria, 5 agosto 2088

Commenti

Post popolari in questo blog

L'arco e la via di Tiradiavoli. E' pericoloso passarci?

Lo sapete che a Roma esiste una via che si chiamava “via Tiradiavoli”? E che su questa via passa un arco chiamato “arco Tiradiavoli”? E che molti di noi la percorrono ogni giorno senza saperlo? E sarà pericoloso questo passaggio? Fermi tutti, innanzitutto spieghiamo dove siamo: ci troviamo su via Aurelia (antica) nel tratto che fiancheggia da un lato Villa Pamphili e dall’altro il giardino di Villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo a Roma. Il posto è questo che vedete qui nella foto   Ma perché il popolo romano chiamava questa via, e l’arco, che la sovrasta, “Tiradiavoli”?  Una possibilità riguarda la figura della celeberrima Olimpia Maidalchini Pamphili, la celebre “Pimpaccia” a cui è anche intitolata una via qui vicino, Via di Donna Olimpia.  Questa donna, spregiudicata e abile, grazie alle sue capacità fu potentissima durante il pontificato di Innocenzo X, nella prima metà del 17° secolo. Questa sua avidità di denaro e potere la resero temuta e odia...

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte, ...

Il Chopper di Alan Oakley e i miei sogni di ragazzino

È morto ieri a 85 anni Alan Oakley, l'uomo che nel 1967 progettò per la Raleigh uno dei più singolari e fortunati modelli di bicicletta, la "Chopper", che salvò dal fallimento la fabbrica inglese. Il primo esemplare della strana bici fu messo in vendita in Inghilterra nel settembre del 1969, ed uscì di produzione nel 1984 con il record di 1,5 milioni di pezzi venduti. Per noi adolescenti degli anni '70 la chopper era rivoluzionaria, con il suo sedile largo con lo schienale, il cambio con la leva come un'automobile, la ruota posteriore grande e quella anteriore piccolissima, il manubrio altissimo e ripiegato all'interno. Per noi ragazzi nati alla fine degli anni '50 la bici era solo quella pesante d'acciaio da corsa o da città, non c'era l'alluminio, al massimo l'olandesina, ma solo per le donne o per contadini emiliani. Ancora non erano nate le mountain bike e l'unica altra rivoluzionaria apparsa sulle strade era la Graziella...