Eccomi qua, rientrato alla base dopo un viaggio in una terra e in una realtà che, se non l'avessi provata di persona, non avrei mai creduto potesse esistere.
230 chilometri di piste ciclabili lungo il Danubio, per lunghi tratti su percorsi completamente riservati alle biciclette e per gli altri su stradine secondarie a traffico quasi inesistente, e comunque rispettosissimo dei ciclisti.
Il gruppo, composto da Magociclo, i suoi due figli e dal magofratello, così si è presentato a Linz sulla linea di partenza:
Da Linz le 6 tappe si sono sviluppate pianeggianti lungo le due rive del Danubio, offrendo scorci, panorami e sensazioni straordinari.
All'inizio è stato necessario familiarizzare con le bici, di buona qualità, capire la segnaletica, orientarsi con il sistema delle ciclabili. Ma superata la fase di avvio il percorso è andato avanti senza intoppi, peraltro ottimamente organizzato dal tour operator che l'aveva organizzato (girolibero e Donau Touristik).
Innanzitutto qualche numero: 230 km in 6 tappe pianeggianti. Percorso facile, adatto anche a bambini, come nel mio caso in quanto accompagnato anche dal figlio piccolo. Prima riflessione: quando si dice adatto alle famiglie significa che il percorso corre quasi interamente in tratti di pista separati dal traffico, consentendo anche ai più piccoli, ma soprattutto ai loro genitori, di godersi il percorso senza ansie. E quando in Austria si dice pista ciclabile non si intendono porzioni di marciapiede in condominio con i pedoni o parti di carreggiata dove le macchine ti sfiorano a pochi centimetri: si intende invece una vere e propria sede stradale, rispettata e separata dal resto del traffico.
Certo, qualche volta, quando il percorso si avvale delle stradine di campagne, peraltro perfettamente asfaltate e manutenute, è necessario lasciare il passo a qualche veicolo "locale", ma sempre nel massimo rispetto reciproco, senza gesti di insofferenza o incomprensioni.
La ciclabile del Danubio (Donauradweg) corre su entrambe le rive del fiume, lasciando al ciclista la scelta di quale itinerario seguire.
Quando si vuole cambiare sponda e si è lontani da un ponte (ovviamente anche questi con sede ciclabile separata e con rampa di accesso "addolcita" nella pendenza), ecco i traghetti, predisposti proprio per trasportare i ciclisti.
Qui però vorrei fare un inciso: la sensazione che ho avuto è che in Austria, a differenza dell'Olanda, la bici non sia ancora un fenomeno di popolo. Sì, certo, ciclisti locali (intendo quelli "urbani" soprattutto) ce ne sono tanti, ma non più di quanto se ne vedano in altre nazioni. La bravura degli austriaci è stata quella di creare un fenomeno di costume da offrire come attrattativa per località altrimenti poco toccate dai flussi turistici, che in Austria tendevano prevalentemente verso Vienna, Salisburgo e le Alpi. E tutto è organizzato per rendere semplice la vita del cicloviaggiatore: parcheggi per bici in tutti gli alberghi e nelle stazioni ferroviarie, nei ristoranti menù dedicati a prezzi contenuti, lungo il percorso traghetti per passare da una sponda all'altra, segnaletica progettata esclusivamente per i cicloviaggiatori.E questo sforzo ha generato lavoro, ha creato indotto, ha fatto crescere economicamente una vasta area del paese consentendo opportunità molto interessanti agli abitanti. E si vede da come vengono trattati i ciclisti: mai uno sgarbo, uno sberleffo, ma anzi, grandi sorrisi e massima disponibilità a risolvere i problemi, piccoli o grandi, che dovessero manifestarsi.
Chi si incontra su questo percorso? Centinaia, migliaia di cicloviaggiatori, di tutte le età, molti dei quali italiani. Mi domando: ma se c'è tanta domanda di turismo in bici da parte degli italiani, perché da noi non si è fatto nessuno sforzo di pianificazione, né locale né nazionale, per far sviluppare anche questo flusso di turismo? Abbiamo ampie aree di territorio che trarrebbero grandi benefici da una valorizzazione del turismo "slow" (il contrario del "mangia e fuggi") e saremmo anche aiutati dal clima mediterraneo. Infatti l'unica vera incognita di questo viaggio in Austria è stato il tempo atmosferico. Un paio di giorni abbiamo giocato a nascondino con la pioggia, e comunque siamo dovuti partire attrezzati di tutto punto con giacche impermeabili e ricambi. In Italia, almeno in estate, questo problema sarebbe praticamente inesistente.
Cos'altro mi ha colpito in questo viaggio? I paesaggi "dolci", tranquilli, la maestosità del Danubio, che è sì suggestivo ma non è per niente blu come descrive il celebre motivo musicale ma piuttosto "biondo" come il nostro Tevere, la cura delle strade, sia delle ciclabili sia di quelle dedicate al traffico motorizzato: l'asfalto è sempre integro, la parola "buca" credo non abbia un corrispondente in tedesco, i segnali sono chiari e ben posizionati e chi va in bici può entrare e uscire dalle città senza necessità di confrontarsi con TIR, SUV e motociclette.
All'arrivo a Tulln, meta finale del viaggio, cittadina patria del pittore Egon Schiele a meno di 30 km da Vienna, mi sono emozionato. Nel riconsegnare la bicicletta ho avvertito la sensazione di aver realizzato un desiderio a lungo coltivato.
Adesso non ho conclusioni da trarre, soprattutto a poche ore dalla conclusione del cicloviaggio. Mi rimane la nostalgia di una splendida esperienza e il rammarico di non poterne vivere una analoga nel mio paese. Ma siccome l'uomo vive di desideri, perché non provare a coltivare il desiderio di poter fare un cicloviaggio anche in Italia?
Commenti
franci
E piango soprattutto per me che non sono mai riuscito a convincere la famigghia a seguirmi....
AVe caiofabricius VALE
Qui da noi a quanto pare siamo tutti orbi.
Tanto pane e pochi denti, come si dice.
Qualche volta mi capita di aprire almeno un occhio e poi decidere se aprire anche l'altro (con tutte le conseguenze)o chiuderlo di nuovo.
Ciao
giancamar