Segreta Penelope, di Alicia Giménez-Bartlett, Sellerio 2006.
Dato che ve ne avevo fatto accenno, sciolgo le curiosità su Segreta Penelope. E’ davvero un bel libro che parla del femminile: della donna anima e corpo. Si svolge quasi tutto in un lungo flashback durante il quale la voce narrante parla di Sara: di Sara giovane che si abbandona con fulgore alla sua indole dissoluta disordinata e promiscua, e di Sara adulta che senza porre opposizione, lascia che le convenzioni di una vita decorosa e ordinaria la soffochino fino alla fine. Le prime a mostrarle la via della redenzione dalla Sodoma e Gomorra dei suoi vent’anni sono le amiche ex sessantottine evolutesi in normali borghesi. Proprio una di queste amiche racconta la storia nel libro, ma lei, al contrario delle altre, sosteneva Sara nell’ espressione rivoluzionaria del suo femminino selvaggio. La voce narrante descrive con rammarico il marito professore benpensante con la tendenza a fare il pigmalione; e la figlia che Sara ha avuto con lui: capricciosa, crudele e recalcitrante fin da neonata. Proprio la piccola innocente, piangendo disperata contro ogni gesto goffo ma volenteroso della madre, ha poi tirato le fila della rete. La segreta Penelope ha tessuto la tela del suo soffrire, inadatta alla vita nell’organismo sociale della Madrid dei giorni nostri. Forse addirittura lei stessa non si è mai resa conto dell’immensa frattura tra il suo spirito folleggiante e la vita banale che si è costruita. Di continuo chi narra sputa il suo biasimo contro questa tela e nel racconto si strugge per la debolezza di Sara, che non ha mai reagito a quello che sentiva essere il suo destino.E’ un romanzo che fa riflettere; è come un bel post-it appiccicato sul frigo: ricordati che la vita è una sola. Ma non si tratta di un semplice reminder del carpe diem oraziano, c’è in più il forte messaggio che possiamo far cambiare la nostra vita in qualunque momento lo desideriamo, e che tuttavia, nonostante le nostre pulsioni, in fondo siamo sempre talmente liberi da potercene infischiare anche dei desideri e decidere di vivere come non vorremmo, portando le nostre scelte fino alle ultime conseguenze. Una vita è una vita.
Giudizio di sintesi:
Dato che ve ne avevo fatto accenno, sciolgo le curiosità su Segreta Penelope. E’ davvero un bel libro che parla del femminile: della donna anima e corpo. Si svolge quasi tutto in un lungo flashback durante il quale la voce narrante parla di Sara: di Sara giovane che si abbandona con fulgore alla sua indole dissoluta disordinata e promiscua, e di Sara adulta che senza porre opposizione, lascia che le convenzioni di una vita decorosa e ordinaria la soffochino fino alla fine. Le prime a mostrarle la via della redenzione dalla Sodoma e Gomorra dei suoi vent’anni sono le amiche ex sessantottine evolutesi in normali borghesi. Proprio una di queste amiche racconta la storia nel libro, ma lei, al contrario delle altre, sosteneva Sara nell’ espressione rivoluzionaria del suo femminino selvaggio. La voce narrante descrive con rammarico il marito professore benpensante con la tendenza a fare il pigmalione; e la figlia che Sara ha avuto con lui: capricciosa, crudele e recalcitrante fin da neonata. Proprio la piccola innocente, piangendo disperata contro ogni gesto goffo ma volenteroso della madre, ha poi tirato le fila della rete. La segreta Penelope ha tessuto la tela del suo soffrire, inadatta alla vita nell’organismo sociale della Madrid dei giorni nostri. Forse addirittura lei stessa non si è mai resa conto dell’immensa frattura tra il suo spirito folleggiante e la vita banale che si è costruita. Di continuo chi narra sputa il suo biasimo contro questa tela e nel racconto si strugge per la debolezza di Sara, che non ha mai reagito a quello che sentiva essere il suo destino.E’ un romanzo che fa riflettere; è come un bel post-it appiccicato sul frigo: ricordati che la vita è una sola. Ma non si tratta di un semplice reminder del carpe diem oraziano, c’è in più il forte messaggio che possiamo far cambiare la nostra vita in qualunque momento lo desideriamo, e che tuttavia, nonostante le nostre pulsioni, in fondo siamo sempre talmente liberi da potercene infischiare anche dei desideri e decidere di vivere come non vorremmo, portando le nostre scelte fino alle ultime conseguenze. Una vita è una vita.
Giudizio di sintesi:
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