Roma non è Ferrara, ma nemmeno Valencia. In questi giorni si discute a Roma della costruzione di un ponte ciclopedonale sull'Aniene che sarà pronto nel 2011 e di un ponte sul Tevere, all'altezza di lungotevere Flaminio, che la città aspetta da oltre 100 anni.
E mentre Roma parla a Valencia, terza città della Spagna, 800.000 abitanti e 78 km di piste ciclabili, hanno costruito in 4 anni scarsi, praticamente dal nulla, un porto gigantesco e bellissimo per l’America’s Cup. Hanno creato un parco urbano, quello del Turia, deviando l’omonimo fiume, (avete capito bene: hanno deviato il letto del fiume dal centro della città alla periferia!!) che offre uno sfogo verde a tutta la città. Il vecchio corso del fiume è diventato il Jardín del Turia, grande giardino e polmone verde della città. Lungo questo giardino si alternano impianti sportivi e prati. Lungo le due (ex) rive si trovano alcuni dei principali musei, monumenti e punti di interesse turistico della città che rendono questo grande parco urbano un autentico "fiume di cultura". In città corrono 100 bus ecologici, ci sono 89 impianti sportivi, sono stati raddoppiati i punti luce, le strade del centro hanno tutte asfalto fonoassobente (potremmo fare uno scambio con il nostro "sampietrino"?), la Città della Scienza, il Palazzo della Musica. Quant'è vero: Roma non è Valencia!
Prima dei saluti voglio però fare un inciso serio. Nei miei commenti prevale spesso il senso di sfiducia e stanchezza verso chi ci amministra, mentre altri partecipanti al Blog invitano a saper cogliere anche gli aspetti di positività che la nostra città offre. Tuttavia io sono convinto che il livello di degrado fra politica e mondo degli affari sia giunto a Roma (ma forse anche nel resto dell'Italia) ad un punto di gravità assoluta: il mondo della politica, privo di contatti con la vita vera (l'amico consigliere del 17° municipio è un'eccezione straordinaria) ha bisogno di sostegni, e li ottiene dal mondo degli affari. Il mondo degli affari in cambio del sostegno ad una politica agonizzante vuole guadagni, e allora via alla cementificazione della periferia, alla costruzione di una città a ridosso delle piste dell'aeroporto (qui è fiumicino, ma l'aria sembra la stessa di Roma) alle strade realizzate senza criterio e con materiali di scarto, all'elargizione di licenze per l'apertura di mostruosi shopping center un po' ovunque, dentro e fuori il GRA. E quando parlo di mondo degli affari non penso solo a raffinate organizzazioni internazionali di spregiudicati tycoon. Penso anche alle nostrane e casarecce organizzazioni che riescono a piazzare bancarelle dovunque (fate un giro a fontana di Trevi o al Colosseo, per non parlare della banchina del tevere) e a condizionare in un clima di egoismo ed illegalità dilagante la vita della nostra città. Siamo strangolati, quelli che sono nostri diritti, una rete di trasporti pubblici funzionante, l'aria pulita, le fogne, i depuratori, le scuole, la manutenzione dei beni appartenenti alla collettività (questa poi è davvero inesistente), pagare delle tasse giuste e non delle gabelle insostenibili, ci vengono presentati, quando raramente appaiono, come privilegi, e forse davvero lo sono. Perciò, scusatemi, ma non ce la faccio a pensare positivo. Riesco a conservare un po' di energia e la uso per denunciare quello che non va e per provare a raddrizzare quello che è possibile raddrizzare.
E mentre Roma parla a Valencia, terza città della Spagna, 800.000 abitanti e 78 km di piste ciclabili, hanno costruito in 4 anni scarsi, praticamente dal nulla, un porto gigantesco e bellissimo per l’America’s Cup. Hanno creato un parco urbano, quello del Turia, deviando l’omonimo fiume, (avete capito bene: hanno deviato il letto del fiume dal centro della città alla periferia!!) che offre uno sfogo verde a tutta la città. Il vecchio corso del fiume è diventato il Jardín del Turia, grande giardino e polmone verde della città. Lungo questo giardino si alternano impianti sportivi e prati. Lungo le due (ex) rive si trovano alcuni dei principali musei, monumenti e punti di interesse turistico della città che rendono questo grande parco urbano un autentico "fiume di cultura". In città corrono 100 bus ecologici, ci sono 89 impianti sportivi, sono stati raddoppiati i punti luce, le strade del centro hanno tutte asfalto fonoassobente (potremmo fare uno scambio con il nostro "sampietrino"?), la Città della Scienza, il Palazzo della Musica. Quant'è vero: Roma non è Valencia!
Prima dei saluti voglio però fare un inciso serio. Nei miei commenti prevale spesso il senso di sfiducia e stanchezza verso chi ci amministra, mentre altri partecipanti al Blog invitano a saper cogliere anche gli aspetti di positività che la nostra città offre. Tuttavia io sono convinto che il livello di degrado fra politica e mondo degli affari sia giunto a Roma (ma forse anche nel resto dell'Italia) ad un punto di gravità assoluta: il mondo della politica, privo di contatti con la vita vera (l'amico consigliere del 17° municipio è un'eccezione straordinaria) ha bisogno di sostegni, e li ottiene dal mondo degli affari. Il mondo degli affari in cambio del sostegno ad una politica agonizzante vuole guadagni, e allora via alla cementificazione della periferia, alla costruzione di una città a ridosso delle piste dell'aeroporto (qui è fiumicino, ma l'aria sembra la stessa di Roma) alle strade realizzate senza criterio e con materiali di scarto, all'elargizione di licenze per l'apertura di mostruosi shopping center un po' ovunque, dentro e fuori il GRA. E quando parlo di mondo degli affari non penso solo a raffinate organizzazioni internazionali di spregiudicati tycoon. Penso anche alle nostrane e casarecce organizzazioni che riescono a piazzare bancarelle dovunque (fate un giro a fontana di Trevi o al Colosseo, per non parlare della banchina del tevere) e a condizionare in un clima di egoismo ed illegalità dilagante la vita della nostra città. Siamo strangolati, quelli che sono nostri diritti, una rete di trasporti pubblici funzionante, l'aria pulita, le fogne, i depuratori, le scuole, la manutenzione dei beni appartenenti alla collettività (questa poi è davvero inesistente), pagare delle tasse giuste e non delle gabelle insostenibili, ci vengono presentati, quando raramente appaiono, come privilegi, e forse davvero lo sono. Perciò, scusatemi, ma non ce la faccio a pensare positivo. Riesco a conservare un po' di energia e la uso per denunciare quello che non va e per provare a raddrizzare quello che è possibile raddrizzare.
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