La sconcertante conclusione dell'invito a Benedetto XVI a partecipare all'inaugurazione dell'anno accademico dell''università La Sapienza di Roma mi ha fatto tornare in mente un'antica riflessione familiare sull'espressione "laico".
Quante volte da ieri sera questo termine è stato pronunciato, nelle sue diverse inclinazioni: tolleranza laica, spirito laico, laicismo...
Io non avevo mai capito perché, essendo cattolico ma non sacerdote o consacrato, non potessi definirmi laico.
Oggi ho capito meglio: l'espressione "laico" nel dizionario dei contrari deve essere riportata al fianco di "cattolico". Chi si proclama laico vuol sottindendere di essere il contrario di un cattolico, di essere un "anticattolico".
E quindi, se questa è l'accezione, comprendo il perché della posizione dei 67 professori della Sapienza: essi vedono nel cattolicesimo e nella sua guida terrena un nemico acerimo, tanto più pericoloso quanto più colto, preparato, poco incline alle lusinghe mediatiche ma determinato a parlare con linguaggio chiaro e scientifico. E contro un tale nemico sarebbe imprudente, secondo i 67, adottare il metodo illuministico di Voltaire. Quindi niente tolleranza ma lotta estrema, fino all'estrema conseguenza: il divieto di parlare.
Facendo così tornare di immediata attualità l'espressione "chiesa del silenzio". Ma non per parlare della chiesa nella repubblica popolare di Cina, no no. Ma per parlare della chiesa italiana
Quante volte da ieri sera questo termine è stato pronunciato, nelle sue diverse inclinazioni: tolleranza laica, spirito laico, laicismo...
Io non avevo mai capito perché, essendo cattolico ma non sacerdote o consacrato, non potessi definirmi laico.
Oggi ho capito meglio: l'espressione "laico" nel dizionario dei contrari deve essere riportata al fianco di "cattolico". Chi si proclama laico vuol sottindendere di essere il contrario di un cattolico, di essere un "anticattolico".
E quindi, se questa è l'accezione, comprendo il perché della posizione dei 67 professori della Sapienza: essi vedono nel cattolicesimo e nella sua guida terrena un nemico acerimo, tanto più pericoloso quanto più colto, preparato, poco incline alle lusinghe mediatiche ma determinato a parlare con linguaggio chiaro e scientifico. E contro un tale nemico sarebbe imprudente, secondo i 67, adottare il metodo illuministico di Voltaire. Quindi niente tolleranza ma lotta estrema, fino all'estrema conseguenza: il divieto di parlare.
Facendo così tornare di immediata attualità l'espressione "chiesa del silenzio". Ma non per parlare della chiesa nella repubblica popolare di Cina, no no. Ma per parlare della chiesa italiana
Commenti
il commento migliore e più sintetico l'ha dato nel suo blog (cerazade) claudio cerasa del Foglio "Bravi Coglioni"
E allora mi viene da pensare che la chiesa ha, secondo questa corrente di pensiero, diritto a parlare solo se dice le cose che gli altri si aspettano, se è conformista. Altrimenti non ha diretto di espressione.
Forse hai ragione tu: non è chiesa del silenzio, ma almeno un "tentativo di bavaglio" me lo consenti?
m
un pò difficile darti ragione visti gli spazi sterminati che ha la chiesa sui media e nella scuola (mio figlio in prima elementare sta facendo due ore di religione e 1 d'inglese, senza nessun progetto serio per gli alunni "dissenzienti", per ogni decisione c'è la fila dei leader a trattare con Cei e vescovi e credo che questa situazione stia aiutando molto a estremizzare ogni posizione (e in questo caso per qualche legge della fisica si aprono spazi sterminati per i coglioni e i lucavolontè di ogni schieramento)
se posso segnalarti un post di un anticlericale viscerale (ma scetato) vai su malvino.ilcannocchiale.it
pedaliamo, che è meglio