"...la bicicletta diventa così simbolo di un futuro ecologico per la città di domani e di un'utopia urbana in grado di riconciliare la società con se stessa".
La frase non è mia (peccato!), anche se esprime completamente il mio pensiero, ma dell'autore di uno dei libri più interessanti che abbia letto questa estate: "Il bello della bicletta", di Marc Augé, un antropologo-etnologo francese.
Augé, per parlare della bicicletta, parte dai ricordi: i suoi personali, ma anche quelli di un'intera generazione. Parla della bicicletta come mito e come storia, come utopia e come speranza, ma anche come realtà in grado di cambiarci la qualità della vita.
In questo libro ho finalmente trovato la descrizione di una sensazione che provo da sempre e che non ero mai riuscito a portare fuori di me: "Il sogno del ciclista è quello di identificarsi, sulla terra, con il pesce nell'acqua o con l'uccello nel cielo, anche se deve comunque confrontarsi con i limiti dello spazio. Il merito del ciclismo, contrariamente a questa illusione fin troppo seducente, è infatti proprio quello di imporci una percezione più acuta dello spazio e del tempo. ... la tentazione alla passività, che molti individui subiscono nella relazione con i vari mezzi di comunicazione, svanisce non appena si mettono in sella; diventano responsabili di loro stessi e ne sono subito consapevoli."
Il libro, pubblicato in Italia lo scorso maggio, ha sollevato un dibattito interessante sulla possibilità di essere felici ai nostri giorni, con l'ulteriore quesito se la bicletta aiuti o no nella ricerca della felicità. Cliccando sull'immagine della copertina entrerete nella pagina dell'editore, che riporta i link di una ricca rassegna stampa. Io vi segnalo come particolarmente interessante questo articolo pubblicato su "L'Espresso" del 18 giugno 2009.
Magnifico è il capitolo sull'utopia che a noi, abitanti dell'inferno Bananas, sembra davvero solo un'utopia irrealizzabile. Eppure Augé, anche nella cruda analisi della realtà, trova il coraggio di scrivere "...Il solo fatto che l'uso della bicicletta offra una dimensione concreta al sogno di un mondo utopico in cui la gioia di vivere sia finalmente prioritaria per ognuno e assicuri il rispetto di tutti ci dà una ragione per sperare: ritorno all'utopia e ritorno al reale coincidono. In bicicletta, per cambiare la vita! Il ciclismo come forma di umanesimo."
In questo libro ho finalmente trovato la descrizione di una sensazione che provo da sempre e che non ero mai riuscito a portare fuori di me: "Il sogno del ciclista è quello di identificarsi, sulla terra, con il pesce nell'acqua o con l'uccello nel cielo, anche se deve comunque confrontarsi con i limiti dello spazio. Il merito del ciclismo, contrariamente a questa illusione fin troppo seducente, è infatti proprio quello di imporci una percezione più acuta dello spazio e del tempo. ... la tentazione alla passività, che molti individui subiscono nella relazione con i vari mezzi di comunicazione, svanisce non appena si mettono in sella; diventano responsabili di loro stessi e ne sono subito consapevoli."
Il libro, pubblicato in Italia lo scorso maggio, ha sollevato un dibattito interessante sulla possibilità di essere felici ai nostri giorni, con l'ulteriore quesito se la bicletta aiuti o no nella ricerca della felicità. Cliccando sull'immagine della copertina entrerete nella pagina dell'editore, che riporta i link di una ricca rassegna stampa. Io vi segnalo come particolarmente interessante questo articolo pubblicato su "L'Espresso" del 18 giugno 2009.
Magnifico è il capitolo sull'utopia che a noi, abitanti dell'inferno Bananas, sembra davvero solo un'utopia irrealizzabile. Eppure Augé, anche nella cruda analisi della realtà, trova il coraggio di scrivere "...Il solo fatto che l'uso della bicicletta offra una dimensione concreta al sogno di un mondo utopico in cui la gioia di vivere sia finalmente prioritaria per ognuno e assicuri il rispetto di tutti ci dà una ragione per sperare: ritorno all'utopia e ritorno al reale coincidono. In bicicletta, per cambiare la vita! Il ciclismo come forma di umanesimo."
Il Bello della bicicletta, Marc Augé, Bollati Boringhieri editore, 59 pagine, 8 euro.
P.S. Grazie a d. Andrea che mi ha segnalato tempestivamente l'uscita del libro.
P.S. Grazie a d. Andrea che mi ha segnalato tempestivamente l'uscita del libro.
Commenti
Il titolo dell'articolo é "In bici siamo migliori"
Mamaa
Non è scritto da un appassionato solamente, ma da un antropologo, che punta al recupero dell'essere umano, in questo mondo spersonalizzato.
Dalle biciclette in giro per Roma in tanti se non l'hanno letto lo hanno dentro.
Oggi all'inizio della scuola delle mie figlie io ero in bici, una professoressa in bici a pedalata assistita e c'era parcheggiata una bici di un bambino.
Lo scorso anno ero solo io a portare la grande a scuola il sabato.
Lo sai che mi hai dato un'idea?! Si potrebbe regalare il libro alle maestre e magari queste, ispirate dal testo, potrebbero iniziare a parlarne con gli alunni... o magari lo regalo direttamente alle mamme dei compagni di scuola di mio figlio, che sicuramente ne hanno taaaaanto bisogno!!
Ieri fuori scuola era il solito delirio di auto parcheggiate (parola grossa, erano ammucchiate a strati) ovunque.
Mamaa
Vi consiglio, se non lo avete già fatto, di leggere anche il libro da cui ho tratto la citazione del post di oggi:Elogio della bicicletta, Illich Ivan,sempre di Bollati Boringhieri editore