Un fantasma che si rispetti è bianco, va in giro di notte e fa i dispetti ai vivi.
Però il fantasma di una ciclista di 28 anni che viene sbattuta sull'asfalto da un taxi in una notte uggiosa di fine ottobre non è bianco e non si fa vedere.
E' leggero come l'aria che entrava nei capelli di Eva quando girava in bici per Roma, lontano da Brno, la città dove era nata.
Ha tutti i colori dell'arcobaleno, quello che Eva vedeva dietro al Colosseo lungo una strada percorsa decine di volte.
Questo fantasma non si fa vedere, è come una bolla di sapone, si confonde con la forma delle nuvole dove ora Eva ci aspetta, ancora incredula della sorte che il destino le ha riservato.
E già Eva, hai ragione, perché morire ammazzati di notte, colpiti alle spalle da un taxi che sfreccia a tutta velocità, lascia senza parole.
Quello che invece non capisco è che senza parole ci siano rimasti anche i tanti altri che invece avrebbero dovuto parlare, scrivere, far sapere: non una riga di commento alla notizia, non un tentativo di comprensione, se non quelli dei pochi ciclisti cospiranti, quelli che ancora pretendono di voler capire perché è loro la colpa se un un SUV, un autobus, un taxi li butta giù come birilli.
E allora a via dei Fori resta sì un fantasma, con la regolamentare divisa bianca, ma è un fantasma di ferro, senza cuore né anima. L'anima, quella di Eva, sta lassù, dietro alle nuvole
Eva era di Brno, aveva 28 anni e lavorava qui a Roma. Quando il lavoro la lasciava
libera partecipava alla Critical Mass romana e alle iniziative della Ciclofficina centrale.
La notte fra il 29 e il 30 ottobre, di ritorno dal lavoro a Trastevere, è stata investita
da un tassista con due persone a bordo su via dei fori.
E' rimasta in vita un giorno poi è morta.
La mamma il fratello e tre cugini sono arrivati appena saputo dell'incidente.
Qualcuno ha messo dei fiori su via dei fori all'incrocio con via cavour, sul palo 27 dell'acea.
Venerdì 6 novembre, alle 19.30, in via dei Fori ci sarà una commemorazione di Eva.
Però il fantasma di una ciclista di 28 anni che viene sbattuta sull'asfalto da un taxi in una notte uggiosa di fine ottobre non è bianco e non si fa vedere.
E' leggero come l'aria che entrava nei capelli di Eva quando girava in bici per Roma, lontano da Brno, la città dove era nata.
Ha tutti i colori dell'arcobaleno, quello che Eva vedeva dietro al Colosseo lungo una strada percorsa decine di volte.
Questo fantasma non si fa vedere, è come una bolla di sapone, si confonde con la forma delle nuvole dove ora Eva ci aspetta, ancora incredula della sorte che il destino le ha riservato.
E già Eva, hai ragione, perché morire ammazzati di notte, colpiti alle spalle da un taxi che sfreccia a tutta velocità, lascia senza parole.
Quello che invece non capisco è che senza parole ci siano rimasti anche i tanti altri che invece avrebbero dovuto parlare, scrivere, far sapere: non una riga di commento alla notizia, non un tentativo di comprensione, se non quelli dei pochi ciclisti cospiranti, quelli che ancora pretendono di voler capire perché è loro la colpa se un un SUV, un autobus, un taxi li butta giù come birilli.
E allora a via dei Fori resta sì un fantasma, con la regolamentare divisa bianca, ma è un fantasma di ferro, senza cuore né anima. L'anima, quella di Eva, sta lassù, dietro alle nuvole
Eva era di Brno, aveva 28 anni e lavorava qui a Roma. Quando il lavoro la lasciava
libera partecipava alla Critical Mass romana e alle iniziative della Ciclofficina centrale.
La notte fra il 29 e il 30 ottobre, di ritorno dal lavoro a Trastevere, è stata investita
da un tassista con due persone a bordo su via dei fori.
E' rimasta in vita un giorno poi è morta.
La mamma il fratello e tre cugini sono arrivati appena saputo dell'incidente.
Qualcuno ha messo dei fiori su via dei fori all'incrocio con via cavour, sul palo 27 dell'acea.
Venerdì 6 novembre, alle 19.30, in via dei Fori ci sarà una commemorazione di Eva.
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