E' un sabato pomeriggio di novembre, a Roma, in via dei Fori imperiali. Cammino tranquillo in direzione Colosseo, giaccone antipioggia e borsone a tracolla, quando un'immagine mi colpisce: un uomo ha scelto il marciapiede sotto la statua di Giulio Cesare per allestire la sua casa temporanea, con cartoni, teli, buste di plastica. Il contrasto fra la maestosità della statua e la povertà dell'uomo mi colpisce e tiro fuori la macchina fotografica per qualche scatto volante. Avvicino l'occhio al mirino quando avverto la presenza di un oggetto vicino al collo. Mi sposto leggermente, guardo e vedo una spada con la "lama" poggiata sulla mia spalla sinistra. Seguo con l'occhio la linea della spada, salgo lungo il braccio che la impugna e arrivo al "guerriero". Hai presente uno di quei furboni che si vestono da soldato romano per fare la comparsa, a pagamento, nelle foto dei turisti? ecco, proprio lui, uno più o meno così:
Mi guarda, apre un sorriso ammiccante e poi, ritratta la spada, fa con le mani il gesto della foto, come a dire "te la fai una foto con me?".
Faccio lo sguardo seccato e con un tono misto fra il rimprovero e la complicità fra concittadini gli dico, con forte accento romano " elleva 'sta spada che m'empicci!", certo della sua immediata resa. Lui niente, continua a sorridere come se non avessi parlato. Strano, in genere questi personaggi scansano i romani per puntare solo sui turisti, preferibilmente stranieri. Insisto "Aho, m'hai capito? cciò dda fa', lévete!" Niente.
Lampo nel cervello, questo non mi capisce "Ma mme capisci?", gli domando, "da 'ndo vieni?" lo incalzo. Risultato, stesso sorriso ebete ma nessun cenno di comprensione.
M'avvicino, gli stringo il braccio che impugna la spada, lo guardo fisso negli occhi e gli parlo in faccio lentamente "Da do...ve vie..ni?" scandendo ogni sillaba.
Finalmente quel sorriso ebete gli si spegne, capisce che sono indigeno, farfuglia un misto di parole slave e se ne va.
Mi sa che era sì della legione, ma...straniera!
Commenti
Ma quel centurione era di sicuro uno dei nostri, l'arte non si impara su due piedi.