Passa ai contenuti principali

Zio Paperone, ovvero, la Disney celebra gli elusori fiscali?

In casa mia si acquista da decenni Topolino (e tanti altri album della famiglia dei personaggi Disney), prima per me e successivamente per i miei figli. Spesso mi capita ancora di leggerlo, sia per puro divertimento sia per cercare di mantenermi aggiornato sul linguaggio e sulle idee dei più giovani. Proprio leggendo con questo spirito il numero di “Topolino” 2745 dell’8 luglio 2008, sono arrivato alla storia “Zio Paperone e la disfida dei codicilli”, di Sergio Cabella. Ebbene, in questa storia si consuma a mio giudizio uno dei più gravi tradimenti alla “morale” semplice ma educativa che ha ispirato per anni le storie Disney: nella vita vince non chi è forte e prepotente ma chi è onesto, leale, attento ai bisogni degli altri.
Invece nella storia citata Zio Paperone applica con iniziale successo sofisticati sistemi di elusione fiscale, coinvolgendo l’intero clan dei paperi. Quando questi sistemi elusivi non reggono più passa al “ricatto”, che forse lo salva da un’esosa ammenda tributaria o forse gli consente di incassare un importo analogo all’ammenda (francamente dalla storia non si capisce se l’esattore si arrende e se ne va o se gli applica comunque l’ammenda ma poi dev
e a sua volta pagare a zio Paperone un importo analogo) e conclude con zio Paperone trionfante che addebita all’amministrazione pubblica le spese sostenute per difendersi dal fisco.
Detto per inciso, questa interpretazione di Zio Paperone mi fa venire alla mente un nostro politico di massimo livello...ma non voglio essere malizioso, la Disney non ha bisogno di questi mezzucci per una captatio benevolentiae.
E' chiaro però che il messaggio negativo arriva in maniera devastante e purtroppo rafforza i messaggi che l’attuale classe di governo propone: l’amministrazione pubblica è un “nemico” dal quale occorre difendersi, usando tutte le armi, anche quelle “border line”, e meglio ancora poi se il costo di queste armi si addebita al nemico.

Forse si sarà trattato di uno “scivolone“ estivo (anche se mi risulta che i numeri di Topolino siano preparati con congruo anticipo) che potrebbe essere riparato con il metodo che è congeniale alla Disney: quello di pubblicare nuove storie di contenuto opposto, dove l’avido zio Paperone ritorna ad essere quello che è sempre stato: un vincente negli affari ma un perdente nella vita di relazione, senza amici, famiglia e interessi oltre al denaro. E dove la legge e l’organizzazione pubblica (sia comune, regione o Stato) non siano nemici ma un supporti fondamentali della nostra società.

Commenti

Marcopie ha detto…
Ciao Mago
Secondo me tutta questa etica e morale positiva nei fumetti Disney semplicemente non c'è mai stata.
Ricordo ancora come "cascai dal pero" quando la mia insegnante d'italiano del secondo anno delle superiori affermò con la massima tranquillità che nei fumetti di paperino si affermano i valori della società capitalista: chi ahi il denaro è potente, può fare quello che vuole, e anche se è avaro, maltratta e schiavizza i parenti alla fine risulta simpatico ed è comunque un personaggio positivo.
Da quel giorno (si parla del '79...) guardo alla produzione Disney con occhio molto più critico.

Per quanto riguarda la situazione attuale, considera che i fumetti di Paperino e Topolino sono attualmente prodotti in Italia per poi girare in tutto il mondo, e che la Mondadori è di proprietà di Berlusca, per cui non posso che citarti il "divo Giulio": "chi pensa male commette peccato, ma molto spesso ci azzecca".
:-(
Anonimo ha detto…
In effetti tutta 'sta morale nei fumetti Disney non ce la vedo.

Ma i poliziotti ciclisti non li hai visti su Repubblica venerdì scorso?
magociclo ha detto…
Ve bene, prendo atto che anche uno dei pochi baluardi (o almeno che a me pareva tale) dell'infanzia è crollato. A me sembrava che Paperone, pur ricco sfondato, fosse solo proprio a causa della sua ingordigia ed avarizia, e questo mi sembrava un bel monito per i lettori. Non ho mai sentito qualcuno dire che il più simpatico dei personaggi Disney sia PdP, mentre Paperino riscuote il massimo dei consensi.
Insomma, sarà come dite voi, gli album Disney sono una scuola di cinismo e spregiudicatezza capitalistica, ma io una storia che incitasse ad eludere le tasse non l'avevo ancora letta.
Sono però curioso di vedere come reagirà la Disney, perché ho scritto loro una lettera su questo argomento. Se arriverà una risposta la posterò qui sul blog.

Post popolari in questo blog

L'arco e la via di Tiradiavoli. E' pericoloso passarci?

Lo sapete che a Roma esiste una via che si chiamava “via Tiradiavoli”? E che su questa via passa un arco chiamato “arco Tiradiavoli”? E che molti di noi la percorrono ogni giorno senza saperlo? E sarà pericoloso questo passaggio? Fermi tutti, innanzitutto spieghiamo dove siamo: ci troviamo su via Aurelia (antica) nel tratto che fiancheggia da un lato Villa Pamphili e dall’altro il giardino di Villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo a Roma. Il posto è questo che vedete qui nella foto   Ma perché il popolo romano chiamava questa via, e l’arco, che la sovrasta, “Tiradiavoli”?  Una possibilità riguarda la figura della celeberrima Olimpia Maidalchini Pamphili, la celebre “Pimpaccia” a cui è anche intitolata una via qui vicino, Via di Donna Olimpia.  Questa donna, spregiudicata e abile, grazie alle sue capacità fu potentissima durante il pontificato di Innocenzo X, nella prima metà del 17° secolo. Questa sua avidità di denaro e potere la resero temuta e odia...

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte, ...

Il Chopper di Alan Oakley e i miei sogni di ragazzino

È morto ieri a 85 anni Alan Oakley, l'uomo che nel 1967 progettò per la Raleigh uno dei più singolari e fortunati modelli di bicicletta, la "Chopper", che salvò dal fallimento la fabbrica inglese. Il primo esemplare della strana bici fu messo in vendita in Inghilterra nel settembre del 1969, ed uscì di produzione nel 1984 con il record di 1,5 milioni di pezzi venduti. Per noi adolescenti degli anni '70 la chopper era rivoluzionaria, con il suo sedile largo con lo schienale, il cambio con la leva come un'automobile, la ruota posteriore grande e quella anteriore piccolissima, il manubrio altissimo e ripiegato all'interno. Per noi ragazzi nati alla fine degli anni '50 la bici era solo quella pesante d'acciaio da corsa o da città, non c'era l'alluminio, al massimo l'olandesina, ma solo per le donne o per contadini emiliani. Ancora non erano nate le mountain bike e l'unica altra rivoluzionaria apparsa sulle strade era la Graziella...