E' quello che si sono sentiti dire gli attoniti funzionari comunali di New York dal leader di una comunità ebraica hassidica residente nel sobborgo di Williamsburg, in Brooklyn.
In poche parole, è successo questo: l'amministrazione di New York ha deciso nei mesi scorsi di costruire una lunga pista ciclabile nell'area di Williamsburg, un tempo quartiere periferico di Brooklyn e oggi frontiera trendy della città, pieno di giovani ed artisti. La pista definitiva non è ancora pronta, ma è stato già aperto un primo tratto, che è molto frequentato dai nuovi abitanti della zona. Se non che, in questo quartiere risiede da decenni una comunità ebraica hassidica, che non ha gradito l'iniziativa. Infatti una delle regole di questa comunità stabilisce che i propri aderenti non possano guardare estranei dell'altro sesso se non sono completamente vestiti. E, purtroppo per loro, in bici vanno molte giovani ragazze che, a causa del caldo della lunga estate, giranoper il quartiere in calzoncini, gonne corte, canottiere sbracciate, costringendo gli hassidici osservanti a dover girare lo sguardo da un'altra parte.
Questa foto, tratta da un servizio del New York Post, è bellissima, anche se penso che l'abbiano costruita ad arte.
In realtà, al termine di una riunione della comunità, gli hassidici hanno sollevato formalmente un altro tipo diproblemi: hanno infatti denunciato i problemi di traffico e parcheggio che la pista ciclabile provoca, sottolineando che i ciclisti sono indisciplinati e non rispettano i semafori, mettendo a rischio l'incolumità dei bambini. In realtà avrebbero voluto evitare che la loro lamentela venisse strumentalizzata. Ma le dichiarazioni del capo della comunità, che invece si è lagnato proprio dell'abbigliamento delle ragazze in bici, sono state colte subito dai giornali locali prima e poi da quelli internazionali.
Un paio di riflessioni:
In poche parole, è successo questo: l'amministrazione di New York ha deciso nei mesi scorsi di costruire una lunga pista ciclabile nell'area di Williamsburg, un tempo quartiere periferico di Brooklyn e oggi frontiera trendy della città, pieno di giovani ed artisti. La pista definitiva non è ancora pronta, ma è stato già aperto un primo tratto, che è molto frequentato dai nuovi abitanti della zona. Se non che, in questo quartiere risiede da decenni una comunità ebraica hassidica, che non ha gradito l'iniziativa. Infatti una delle regole di questa comunità stabilisce che i propri aderenti non possano guardare estranei dell'altro sesso se non sono completamente vestiti. E, purtroppo per loro, in bici vanno molte giovani ragazze che, a causa del caldo della lunga estate, giranoper il quartiere in calzoncini, gonne corte, canottiere sbracciate, costringendo gli hassidici osservanti a dover girare lo sguardo da un'altra parte.
Questa foto, tratta da un servizio del New York Post, è bellissima, anche se penso che l'abbiano costruita ad arte.
In realtà, al termine di una riunione della comunità, gli hassidici hanno sollevato formalmente un altro tipo diproblemi: hanno infatti denunciato i problemi di traffico e parcheggio che la pista ciclabile provoca, sottolineando che i ciclisti sono indisciplinati e non rispettano i semafori, mettendo a rischio l'incolumità dei bambini. In realtà avrebbero voluto evitare che la loro lamentela venisse strumentalizzata. Ma le dichiarazioni del capo della comunità, che invece si è lagnato proprio dell'abbigliamento delle ragazze in bici, sono state colte subito dai giornali locali prima e poi da quelli internazionali.
Un paio di riflessioni:
- Da noi a Roma il primo nemico vero delle piste ciclabili è proprio l'amministrazione comunale (v. ciclabile Tevere "prestata" all'estate romana, o l'incuria totale dei percorsi esistenti, o la vergognosa marcia indietro sul progetto ciclabili Marconi per le proteste dei soliti bottegai);
- La pista ciclabile di Williamsburg di 20 km è stata progettata e costruita in pochi mesi utilizzando il sistema delle aperture parziali. Già, ma lì non ci sono i 7 colli, ci sono solo i poveri hassidici!
Commenti
AVE
Ragionando in maniera spiritosa pensavo che se anche a Roma avessimo il problema delle cicliste TROPPO sexy probabilmente avremmo buona parte della cittadinanza (quella maschile) in strada a protestare per chiedere a gran voce al sindaco altre piste ciclabili, chilometri e chilometri di ciclabili.....
Mamaa