Passa ai contenuti principali

Copenhagen, città dei ciclisti

Copenhagen - City of Cyclists from Colville Andersen on Vimeo.

A Copenhagen l'amministrazione locale ha bandito un concorso di idee per progettare il nuovo sistema di bike sharing (quello attualmente in attività fu inaugurato nel 1995). Il nuovo bike sharing dovrà essere:
- un prodotto attraente per gli ospiti della città
- un pezzo indispensabile nel puzzle del trasporto per i passeggeri dei treni
- un amico fedele nel momento del bisogno per gli abitanti della città
- facilmente integrabile ed implementabile nella città esistente
- unico, elegante, attraente
- robusto


Ciò significa tante cose. Innanzitutto che Copenhagen, che si definisce nei documenti pubblici "città dei ciclisti", progetta ed investe nel ciclismo urbano, inteso non come attività ludica, ma come parte integrata della pianificazione urbana.
Secondo, l'amministrazione coinvolge in questa progettazione direttamente tutti coloro che sono interessati al tema, ascoltando e valutando le proposte. A conferma di questo, ogni due anni viene pubblicato il "Bicycle account", documento di verifica, approfondimento e riflessione condivisi sullo sviluppo del ciclismo in città. Per preparare questo documento vengono ascoltati i cittadini, i ciclisti, gli ingegneri del traffico e chiunque abbia qualcosa di utile da dire.
I risultati si vedono:
-ogni giorno il 37% di chi arriva a Copenhagen va a scuola o al lavoro in bicicletta.
-25% delle famiglie con almeno 2 bambini possiede una "cargo bici".
-i 519.000 abitanti della città di copenhageners possiedono 560.000 biciclette!

Stavolto evito il piagnisteo e lascio a voi i commenti!

Commenti

Anonimo ha detto…
Oooooh e basta!
Anche Roma é città della bici, mica solo all'estero!!
E' che i romani ancora non lo sanno...

Mamaa
Anonimo ha detto…
imparato molto

Post popolari in questo blog

L'arco e la via di Tiradiavoli. E' pericoloso passarci?

Lo sapete che a Roma esiste una via che si chiamava “via Tiradiavoli”? E che su questa via passa un arco chiamato “arco Tiradiavoli”? E che molti di noi la percorrono ogni giorno senza saperlo? E sarà pericoloso questo passaggio? Fermi tutti, innanzitutto spieghiamo dove siamo: ci troviamo su via Aurelia (antica) nel tratto che fiancheggia da un lato Villa Pamphili e dall’altro il giardino di Villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo a Roma. Il posto è questo che vedete qui nella foto   Ma perché il popolo romano chiamava questa via, e l’arco, che la sovrasta, “Tiradiavoli”?  Una possibilità riguarda la figura della celeberrima Olimpia Maidalchini Pamphili, la celebre “Pimpaccia” a cui è anche intitolata una via qui vicino, Via di Donna Olimpia.  Questa donna, spregiudicata e abile, grazie alle sue capacità fu potentissima durante il pontificato di Innocenzo X, nella prima metà del 17° secolo. Questa sua avidità di denaro e potere la resero temuta e odiata dal popolo

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte,

La storia infinita dell'ex residence Bravetta

Il Corriere della Sera del 28 maggio dà notizia della condanna di Barbara Mezzaroma a 23 mesi di reclusione per aver demolito un palazzo nell’ex residence Bravetta, senza averne il permesso. La contestazione mossa all’amministratrice delegata di Impreme è di abuso in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, in violazione del testo unico sull’edilizia e del codice dei beni culturali e del paesaggio. La demolizione è avvenuta tra il 2015 e il 2017, mentre il Comune nel 2007 si era accordato con il gruppo Mezzaroma per la riqualificazione del residence, realizzato negli anni Settanta. Quello che a noi abitanti del quartiere risulta difficile da comprendere è il contenuto della decisione del giudici. Il giudice ha infatti stabilito che la Mezzaroma dovrà ricostruire l’immobile e pagare un risarcimento danni al Comune pari a 70 mila euro. Condizione questa cui è sottoposta la sospensione della pena. La domanda che noi ci poniamo è "ma il giudice ha presente cosa sia l