Passa ai contenuti principali

Una magnifica gita in bici per la provincia di Udine

Lucia ci racconta una sua magnifica giornata in bicicletta!

Allora, sono Lucia, un'amica friulana di magociclo, abito a pochi km (una decina in linea d'aria) dalla base delle Frecce Tricolori di Rivolto. Domenica scorsa c'è stata la gran festa per i 50 anni delle Frecce e ho deciso di andare a vedere lo spettacolo delle varie formazioni europee di aerei . Siamo partiti in 3, per fortuna solo in 3(io + 2 figli: Luca di 14 anni e Maria, più grandicella)..., in bicicletta, abbiamo fatto tutte le strade alternative al traffico - cioè per i sentieri nei campi - e dopo un'oretta siamo arrivati al campo dell'aereobase di Rivolto. Eravamo molto felici ed orgogliosi di essere arrivati in bici, soprattutto perchè il servizio d'ordine della Protezione Civile faceva parcheggiare le macchine lontanissimo e noi invece in bici siamo entrati dentro, magari solo per un pezzetto ..
C'erano tantissime bici parcheggiate, non ne avevo mai viste così tante tutte assieme... Le nostre le abbiamo legate assieme a un paletto, con la preoccupazione (mia) di ricordarmi dove mettevo la chiave per non rischiare al ritorno di non trovarla... La manifestazione tutto bene, immersi in una folla di più di 300mila persone, belle le formazioni di tutte le nazioni, meno belli, per me, i passaggi degli aerei da combattimento (Tornado, ecc) (mi facevano impressione, paura..). Alla fine, dopo l'esibizione delle Frecce Tricolori ( a proposito, perchè il fumo "bianco" è biancosporco-giallo-marrone????, pur i francesi facevano il loro tricolore blu-rosso e bianco-bianco...), siamo,a fatica, tornati alle nostre bici e ci siamo incamminati in mezzo alla folla (pedali sui garretti, ruote addosso alla gente, manubri in pancia..) e dopo un'oretta siamo riusciti ad arrivare dove si poteva pedalare. Erano circa le 18. Luca prende la corsa e va. Io e Maria continuiamo a pedalare lemmelemme sicure che all'incrocio per Galleriano, da dove eravamo arrivate, lo avremmo trovato ad aspettarci. Invece poco prima del fatidico incrocio Maria dice: "eccolo laggiù ", ma c'era una curva e così arrivate all'incrocio non lo abbiamo trovato: "da che parte sarà andato -ci domandiamo- non avendo mai percorso prima di oggi questa strada? sapeva di dover girare di qua?" E allora facciamo una GRANDE PENSATA: una rimane qua (io) e l'altra (Maria) va via dritta a vedere se quel ciclista che era passato prima in mezzo a tanti altri era lui. E così Maria ha cominciato a correre verso Basiliano superando tutti i ciclisti che trovava sperando di riacciuffare il fratello disperso(che naturalmente NON aveva il cellulare...). Nel frattempo io ho pensato che avrei fatto meglio ad andare fino all'incrocio con la Ferrata dove c'era la Protezione Civile (che era sistemata ad ogni incrocio importante) per chiedere se l'avevano visto passare di là...(che illusa, come potevano ricordare se era passato un ragazzino con le migliaia di ciclisti che pedalavano???).
Insomma arrivo a quest'incrocio, a 5 minuti da dove mi ero lasciata con Maria, chiedo agli addetti della PC se hanno visto Luca (!!!) e telefono a casa per dire a Giovanni (altro figlio, maggiorenne e patentato) di fare con la macchina il percorso dell'andata per vedere se Luca fosse lì. Chiudo la telefonata con Giovanni e chiama subito Maria che però, pedalando velocemente, era quasi arrivata a Basiliano, senza trovare Luca.
Così le dico di tornare indietro da me, cioè di girare nell'incrocio dove ci eravamo lasciate.Io ero ferma all'incrocio, con le 2 persone della PC, quando mi telefona Giovanni, per dirmi di aver che ha trovato Luca a Sclaunicco ( quindi nella strada giusta x tornare a casa..). Avviso subito Maria dicendole di sbrigarsi. Il papà, intanto, inizia le sue telefonate di preoccupazione. Sono già le 19. A quelli della P.C., con cui ormai sono diventata amica, dico che aspetto mia figlia Maria e che ormai Luca dovrebbe essere arrivato a casa con Giovanni. Invece Giovi ha la macchina piccola e la bici dentro non ci sta, quindi Luca pedala dietro di lui: naturalmente sbaglia strada, sempre con Luca dietro! Comincia a venire il tramonto e intanto che aspetto Maria (ma dove è andata a finire????) faccio foto alle nuvole rosa col cell., cerco gli occhiali da vista, ma... nello zaino non ci sono, e così rimango con gli occhiali da sole-da vista, nonostante le tenebre stiano ormai calando. Maria mi telefona per dirmi che si è persa e che ora sta pedalando in mezzo alla campagna. Il papà telefona sempre più preoccupato perchè Luca e Giovi ancora non si vedono. Scherzo con i 2 della PC, con cui siamo diventati amici, dicendo che adesso ho ritrovato Luca che però si è perso con Giovanni e poi ho perso anche Maria. Giovi ha un lampo di genio: fa andare Luca sulla pista ciclabile (almeno lì può andare sicuro perché una siepe la divide dalla strada) e va a casa a prendere il furgone per caricare bici e fratello. Lo raggiunge quando è a 2 km da casa). Maria mi telefona da un paese che si chiama Pozzecco e in piazza è circondata da tante persone che le indicano la strada ma non sa quale deve prendere. Mi consulto con i miei amici della PC, con cui concordo una strategia che comunico a Maria. Per farla corta, dopo una mezz'ora noi 3 vediamo un fanale traballante che si avvicina: è Maria, infreddolita e senza felpa. Altra telefonata: Luca e Giovi sono a casa. Bene, ora tocca a noi due: mangiamo un panino e salutate dai 2 PC ripartiamo sapendo di dover percorrere circa mezz'ora di strada. Ma di notte i punti di riferimento non si vedono bene.. Con fare indifferente dico a Maria di prendere una certa via, viaggiando nel buio (fra un paese e l'altro NON ci sono lampioni) e così arriviamo a Sclaunicco. Ritroviamo a fatica la strada per Carpeneto e, nel buio illuminato solo dalle stelle (ma che poca luce che fanno!!)perché naturalmente è luna nuova, andiamo avanti. Quando passa qualche macchina con i fari abbaglianti, che abbassa solo all'ultimo momento dopo averci accecate, non si vede il bordo della strada e si rischia il fosso o di "sbrissare" sul ghiaino. Io vedo TANTO buio, troppo, non vedo nemmeno la linea bianca del bordo: ma ho ancora su GLI OCCHIALI DA SOLE!!!!! Abbiamo riso per tutto il resto della strada. Tolti gli occhiali vedo più chiaro ma tutto sfocato... Così,"tirando gli occhi" riconosco(???) le strade e arriviamo a Carpeneto. Non "conosco" altre strade che quella bianca in mezzo i campi... La troviamo e ci inoltriamo tra alberi e campi di mais. Dico a Maria di cantare forte e alla sua domanda "perchè?" rispondo "per far sapere ai cinghiali che passiamo noi e che stiano alla larga!" Nella strada di sassi arriviamo a un incrocio: da che parte si va? a me sembra che eravamo arrivate da destra e andiamo di lì. E' una discesa di sassi, Maria va avanti ma si ferma subito e scende dalla bici, io che arrivo sparata dietro freno di colpo, sbrisso sulla ghiaia e vedo come in un lampo che vado addosso a Maria che cadiamo che ci facciamo male che non possiamo chiamare nessuno perchè non sappiamo dove siamo.. invece, non so come la schivo e arrivo in fondo alla discesa. Maria non vuole più pedalare, non sente più il fondoschiena e le gambe (lei non va mai in giro in bici, corre sempre in macchina...). "Dai Maria, forza che siamo QUASI arrivate, riconosco i posti, siamo già passate di qui!". Ripartiamo sempre nel buio assoluto cantando a squarciagola ( canzone preferita di Maria : "ci siamo persi mamma mia dove andiamo"...), vediamo delle luci in lontananza, ultimo sforzo e... ma non siamo mai passati di qua! C'è un campanello, suoniamo, ci risponde solo un cane che abbaia; proviamo ad andare avanti. Il papà continua a chiamare sempre più arrabbiato e preoccupato. Sono già le 9 passate!!! Sdrammatizzo dicendo che stiamo facendo un giro panoramico nella campagna intorno a casa, mentre Maria canta sempre + forte la sua canzone.
Decido che è meglio provare a tornare indietro fino all'incrocio della discesa. Troviamo un altro incrocio che prima non avevamo visto e prendiamo una strada che dopo un po' finisce in un... allevamento di polli, naturalmente senza nessun essere umano a cui chiedere informazioni... Ritorniamo indietro e finalmente arriviamo all'incrocio in salita. Maria sostiene che non è questa la strada ma io riconosco una chiesetta... Una luce lontana, sì, ci siamo , è il nostro guado sul Cormor! pigliamo velocità e ....voilà, ancora poche pedalate ed eccoci a casa!!!
Avremmo preferito trovare la banda che ci accoglieva... sono le 22 !!!
fine!!!

PS: Ad unica giustificazione di Lucia informo che lo scorso anno ha cambiato casa, lasciando la città per ritirarsi in campagna, e quindi non conosce ancora molto bene il circondario.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'arco e la via di Tiradiavoli. E' pericoloso passarci?

Lo sapete che a Roma esiste una via che si chiamava “via Tiradiavoli”? E che su questa via passa un arco chiamato “arco Tiradiavoli”? E che molti di noi la percorrono ogni giorno senza saperlo? E sarà pericoloso questo passaggio? Fermi tutti, innanzitutto spieghiamo dove siamo: ci troviamo su via Aurelia (antica) nel tratto che fiancheggia da un lato Villa Pamphili e dall’altro il giardino di Villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo a Roma. Il posto è questo che vedete qui nella foto   Ma perché il popolo romano chiamava questa via, e l’arco, che la sovrasta, “Tiradiavoli”?  Una possibilità riguarda la figura della celeberrima Olimpia Maidalchini Pamphili, la celebre “Pimpaccia” a cui è anche intitolata una via qui vicino, Via di Donna Olimpia.  Questa donna, spregiudicata e abile, grazie alle sue capacità fu potentissima durante il pontificato di Innocenzo X, nella prima metà del 17° secolo. Questa sua avidità di denaro e potere la resero temuta e odiata dal popolo

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte,

La storia infinita dell'ex residence Bravetta

Il Corriere della Sera del 28 maggio dà notizia della condanna di Barbara Mezzaroma a 23 mesi di reclusione per aver demolito un palazzo nell’ex residence Bravetta, senza averne il permesso. La contestazione mossa all’amministratrice delegata di Impreme è di abuso in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, in violazione del testo unico sull’edilizia e del codice dei beni culturali e del paesaggio. La demolizione è avvenuta tra il 2015 e il 2017, mentre il Comune nel 2007 si era accordato con il gruppo Mezzaroma per la riqualificazione del residence, realizzato negli anni Settanta. Quello che a noi abitanti del quartiere risulta difficile da comprendere è il contenuto della decisione del giudici. Il giudice ha infatti stabilito che la Mezzaroma dovrà ricostruire l’immobile e pagare un risarcimento danni al Comune pari a 70 mila euro. Condizione questa cui è sottoposta la sospensione della pena. La domanda che noi ci poniamo è "ma il giudice ha presente cosa sia l