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Il teatro dei burattini, dal Gianicolo al Paradiso

Domenica scorsa la tendina del teatrino dei burattini del Gianicolo si è chiusa l'ultima volta per Carlo Piantadosi, il burattinaio amato da generazioni di romani.

Carlo Piantadosi è morto domenica 3 giugno, nel tardo pomeriggio, dopo aver concluso un'ultima rappresentazione dei suoi burattini. Le sue maschere oggi lo piangono, e insieme a loro anche noi, bambini degli anni '60, che ricordiamo le fredde domeniche invernali, con il vento che spazzava la sommità del colle, e noi lì, fermi, impalati, nei nostri cappottini nonostante i richiami dei genitori, impazienti di vedere l'arrivo di Pucinella, delle guardie, della "morte", e delle immancabili bastonate che tutti i personaggi si scambiavano con abbondanza.

Oggi Carlo è impegnato con un altro spettacolo: sicuramente lassù ha già aperto il teatrino, ha tirato fuori dalla cassa Pulcinella e i suoi compari e ha compiuto di nuovo la magia di dar loro vita con il movimento delle mani e con il suono della sua voce che da sola anima tutti i personaggi, facendo precedere la rappresentazione dall'immancabile invito "non tirate i sassi per favore" rivolto a tutti gli abitanti del Paradiso. Chissà se poi, alla fine della recita, avrà fatto affacciare Pulcinella con il secchiello legato ad una corda, chiedendo un soldino di ricompensa?

La famiglia ha già annunciato che con la morte di Carlo non si perderà la tradizione del teatrino dei burattini al Gianicolo. Saranno i suoi discendenti a continuare questo lavoro difficile, faticoso, avaro di riconoscimenti economici, che però sa ritagliarsi un posto nel cuore di grandi e piccoli spettatori.

Commenti

cormarco ha detto…
Sono anche io addolorato. Lo abbiamo ricordato insieme ai miei ragazzi, quando, da bambini, li portavo al Gianicolo e vedendo il loro stupore, rivedevo il mio di tanti anni fa. Certo negli ultimi anni faceva uso della tecnologia (un semplice registratore) per dare voce ai suoi personaggi, molte volte erano altri a dare vita agli spettacoli, ma lui era sempre lì, presente, a dare continuità al tutto. Mi ricordo di una volta in cui è mancata la corrente; allora lui stesso si è infilato in quella specie di scatolone e ha messo in scena una storia diversa, unica e bellissima che ricorderò per sempre.

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