Passa ai contenuti principali

Facewall all'ospedale S. Camillo di Roma

Questo mio "pezzo" è stato pubblicato nella rubrica del Corriere della Sera on line l'8 dicembre 2014 a questo link:

Roberto, 9/11/14, Kg 3.180. Non è la prima riga della cartella clinica di un neonato ma la scritta cubitale, realizzata con lo spray nero sul muro esterno del reparto di ostetricia dell’ospedale S. Camillo di Roma.

Ma sul muro le annotazioni spaziano, no sono limitate ai dati anagrafici: di Robertino ad esempio sono già note le passioni calcistiche (curva sud, ASR, CUCS), sappiamo che Chloe può riposare tranquilla, contando sull’amore dei nonni, mentre Viola riceve la promessa della zia di portarla presto al bar di “Grassetti”. Un’altra (o la stessa?) Viola può godere da subito di una certa agiatezza (“le due casette ti aspettano, dajeee). Per altri la situazione è più complessa: ad esempio Nikole, che viene descritta come “un’opera d’arte”, troverà un papà sfiancato dall’attesa, che annota sul muro “me la sto a fa’ imbruttita”.

Dall’elenco di nomi è anche possibile trovare conferma dei cambiamenti sociali in corso nella nostra città: ai tradizionali Giulia, Giovanni, Flaminia, si affiancano Luce, Ismail, Chloe, Almudena, e nomi in caratteri cirillici difficilmente decifrabili ad un occhio occidentale. Ogni scritta, ogni nome, ogni data è una storia: storia di un’attesa durata nove mesi, ma anche storia immaginata di una vita futura, sogni, attese, speranze di un riscatto umano e sociale. Ma la domanda vera, profonda, unica che sale alla mente leggendo questi chiassosi messaggi è “perché?”. Perché decine di neo papà, neo nonni e zii sentono l’irrefrenabile impulso di deturpare le mura di un ospedale (peraltro anche ristrutturato) per lanciare al mondo un messaggio così personale? La risposta che mi viene in mente è che siamo davanti ad un caso di “facewall”.

Spiego: nel passato furono la pittura rupestre, il graffito osceno sulle mura delle case di Pompei, l’incisione con un ferro sulle mura del Colosseo di due innamorati della Roma papalina a dare il senso di eternità alla fugacità di un momento. Oggi chiunque può divulgare il proprio pensiero, o anche solo il proprio nome, al mondo intero (e non solo ai relativamente pochi passanti) usando uno qualsiasi dei tanti strumenti tecnologici di cui anche i bambini dispongono. Ma la materialità del messaggio scritto sul muro è un’altra cosa. E’ vero, dal muro è complicato fare condivisioni, mancano i “tag” e il tasto “mi piace. Ma vuoi mettere la soddisfazione di scrivere su una parete (rigorosamente di proprietà altrui, ci mancherebbe!), di incidere nella o sulla materia il pensiero fugace dell’istante?

Forse la speranza è quella di lasciare ai posteri una versione moderna delle pitture rupestri delle grotte di Lascaux in Francia o di Altamira in Spagna. Ma evidentemente facewall ha un fascino irresistibile, superiore a facebook, a cui è impossibile resistere. A meno di non pensare che i graffitari dell’ospedale siano normali zozzoni qualunque cui non interessa la cura della cosa comune. Ma questa sarebbe un’altra storia.

Commenti

Post popolari in questo blog

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte, ...

Il Chopper di Alan Oakley e i miei sogni di ragazzino

È morto ieri a 85 anni Alan Oakley, l'uomo che nel 1967 progettò per la Raleigh uno dei più singolari e fortunati modelli di bicicletta, la "Chopper", che salvò dal fallimento la fabbrica inglese. Il primo esemplare della strana bici fu messo in vendita in Inghilterra nel settembre del 1969, ed uscì di produzione nel 1984 con il record di 1,5 milioni di pezzi venduti. Per noi adolescenti degli anni '70 la chopper era rivoluzionaria, con il suo sedile largo con lo schienale, il cambio con la leva come un'automobile, la ruota posteriore grande e quella anteriore piccolissima, il manubrio altissimo e ripiegato all'interno. Per noi ragazzi nati alla fine degli anni '50 la bici era solo quella pesante d'acciaio da corsa o da città, non c'era l'alluminio, al massimo l'olandesina, ma solo per le donne o per contadini emiliani. Ancora non erano nate le mountain bike e l'unica altra rivoluzionaria apparsa sulle strade era la Graziella...

Roma non è Valencia

Roma non è Ferrara, ma nemmeno Valencia. In questi giorni si discute a Roma della costruzione di un ponte ciclopedonale sull'Aniene che sarà pronto nel 2011 e di un ponte sul Tevere, all'altezza di lungotevere Flaminio, che la città aspetta da oltre 100 anni. E mentre Roma parla a Valencia, terza città della Spagna, 800.000 abitanti e 78 km di piste ciclabili, hanno costruito in 4 anni scarsi, praticamente dal nulla, un porto gigantesco e bellissimo per l’America’s Cup. Hanno creato un parco urbano, quello del Turia, deviando l’omonimo fiume, (avete capito bene: hanno deviato il letto del fiume dal centro della città alla periferia!!) che offre uno sfogo verde a tutta la città. Il vecchio corso del fiume è diventato il Jardín del Turia, grande giardino e polmone verde della città. Lungo questo giardino si alternano impianti sportivi e prati. Lungo le due (ex) rive si trovano alcuni dei principali musei, monumenti e punti di interesse turistico della città che rendono questo gra...