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Un 25 aprile di condanna e di speranza a Forte Bravetta.

 Un 25 aprile diverso, quello di questo 2024, iniziato benissimo ieri, 24, con la presentazione all'interno del Parco dei Martiri di Forte Bravetta dei canti della Resistenza e delle lettere dei confinati e dei prigionieri politici del regime nazifascista.


Ma il risveglio del 25 è stato molto meno bello (per usare un eufemismo) con la scoperta del gesto vigliacco di qualcuno che nella notte aveva osato imbrattare la lapide riportante i nomi dei 68 martiri di Forte Bravetta.

Il lavoro frenetico della squadra "decoro" del Comune di Roma, subito intervenuta per riparare il danno, ha consentito di rimuovere la scritta oltraggiosa, anche se ciò ha causato la parziale cancellazione anche dei nomi riportati sulla lapide.

Ma poi la rabbia per la profanazione si è stemperata vedendo le centinaia di cittadini presenti all'interno del Forte Bravetta per la commemorazione dei martiri a 80 anni dal loro eccidio.


Toccanti le parole pronunciate durante la commemorazione dalla nipote di uno dei caduti, che ha ricordato il nonno con grande affetto e dignità, ma anche con la consapevolezza della sua atroce fine causata dagli aguzzini nazifascisti. Ha condiviso la scelta dell'Amministrazione comunale di fare di questo luogo un parco pubblico e non un sacrario, per ricordare che la libertà dal fascismo è vita e futuro.

E' spettato ad Alessia Salmoni e a Elio Tomassetti, rispettivamente vicepresidente e presidente, porre le corone commemorative e tenere i  discorsi ufficiali della cerimonia, ricordando che nessun gesto, per quanto spregevole e offensivo, potrà mai macchiare la volontà del popolo italiano di lasciarsi per sempre alle spalle la dittatura fascista e la scia di odio, lutti e dolore che ha creato per due decenni in Italia.



La condanna quindi per chi non accetta ancora, dopo ottanta anni, il corso della storia e la volontà del popolo italiano, ma nel contempo anche la speranza perché le nuove generazioni sappiano far tesoro di quanto accaduto nel passato ed evitino di incorrere negli stessi tragici errori.



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