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Luci d'artista. Roma saluta il 2024 con l'arte contemporanea

Il tema è la "Pace" nelle sue tante declinazioni. Per sottolineare l'importanza di questo valore Roma ha acceso nel periodo delle feste di fine/inizio anno 5 opere di luce, da poter vedere solo nel buio della sera, dal 21 dicembre fino al 7 gennaio.
Cinque installazioni luminose realizzate da altrettanti artisti in luoghi della città, quattro nel cuore del centro storico e una in periferia: 

in piazza San Pantaleo, Marinella Senatore con "We rise by lifting others":




In piazza della Minerva, Mimmo Paladino con l’opera "Natura primitiva"




In piazza Sant’Ignazio, Pietro Ruffo con il videomapping "The Shape of Peace"




In piazza Borghese, Marco Tirelli con l’opera "Senza Titolo"



 
A Corviale, Fulvio Caldarelli  con "Love 2023", a cura di Achille Bonito Oliva ( a quest'installazione abbiamo dedicato un articolo a parte https://magociclo.blogspot.com/2024/01/arte-corviale-love-di-caldarelli-e.html)



Nella confusione delle vie del centro di Roma ci è sembrato che le quattro installazioni non abbiano colpito particolarmente l'attenzione dei passanti, eccezion fatta per il video mapping "The shape of peace" di Pietro Ruffo, che in piazza Sant'Ignazio, alle 18 del giorno della befana  raccoglieva alcune decine di spettatori interessati.

All'opposto l'opera "LOVE", che nella brulla campagna invernale lungo la via Portuense ha vissuto la sua breve vita in una quasi totale solitudine.

Ritorna quindi l'eterna domanda sulla natura e l'utilità di queste opere "effimere", ricordando il compianto Renato Nicolini. E' vera arte (ammesso che sia possibile attribuire patenti di vera arte) o solo provocazione? Come devono interagire con il pubblico e quali emozioni suscitare? Achille Bonito Oliva ha dichiarato che l'Arte "Non ama i segreti, è euforia diffusa." Qui però colpisce più la generale "indifferenza diffusa" piuttosto che l'euforia. 

Le foto che abbiamo ripreso rubano la volatilità di queste opere, che da domani semplicemente non esisteranno più, almeno nella loro collocazione attuale, e consentono a tutti noi di mantenere memoria di queste installazioni. 
Ma allora forse l'Arte è memoria?

 

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