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Di nuovo la Meta Sudans, ovvero come (non) si fa un allenamento

Da cosa si riconosce una squadra di ciclisti amatoriali? Voi direte dalla divisa, dalla condivisione di strategie e obiettivi, dalla voglia di stare insieme. Ma, direi io, una squadra di ciclisti si riconosce anche dall'avere regole comuni, organizzazione (a proposito di organizzazione, un saluto a Lavinia, che abbiamo incrociato sulla via del ritorno -noi in bici, lei di corsa-, ma non ci ha riconosciuti, o forse ha evitato di riconoscerci a causa del nostro stato pietoso di polvere, pioggia, sudore, facce tirate,...).


Ora provo a descrivere sommariamente l'allenamento della "Meta sudans" di oggi, 27 marzo, e alla fine giudicherete voi se questo rassemblement può fregiarsi del titolo di "squadra".

Appuntamento abituale, a ponte Milvio, alle 9.00. L'allenamento sarà anche il battesimo del pedale per Nazza e Vince, due nuovi adepti. Li vediamo passare in automobile (orrore) alle 9.00 precise, mentre noi stiamo procedendo sul marciapiede ad una lezione estemporanea di tecnica e manutenzione della bici da corsa.

foto di Ventus

Ci salutano chiassosamente e spariscono in fondo alla strada. Dopo 20 minuti di inutile attesa, decidiamo che o si sono infilati in un bar e di lì non usciranno prima di mezzogiorno, sazi e soddisfatti, o sono andati direttamente in macchina al traguardo finale dell'allenamento. Purtroppo non possiamo chiamarli al telefono perché il capitano non possiede (orrore 2) i numeri di cellulare di tutti i componenti della squadra. Così decidiamo di avviarci, ma dopo poche centinaia di metri fortunatamente li incrociamo, stavolta in bici, mentre ci venivano incontro, dopo aver posteggiato in un posto lontano e fuori mano. Il capitano urla qualche fase severa e poi, finalmente, si va, tutti insieme, almeno per i primi 3 km. Il ricongiungimento è l'occasione per la squadra di vedere che i due nuovi (sempre Nazza e Vince) sono in mountain bike (orrore 3), e questo non entusiasma il plotone. Ma via, poche chiacchiere, è tardi e il capitano dice che bisogna andare.
Il percorso è noto ai "sudantes" e i km scorrono veloci (per qualcuno. Per qualcun altro scorrono lenti e dolorosi). Inizia la prevista salita (allenante e indispensabile, secondo il capitano, inutile secondo altri), e il plotone si sgrana. All'arrivo in cima i due ultimi ritardatari scoprono che il vice capitano (Masso) ha già lasciato la compagnia e se n'è andato perché "aveva da fare" (orrore 4).

Mi domando: ma dove si è mai vista una squadra in cui si arriva tardi agli allenamenti, alcuni ciclisti utilizzano mezzi non regolamentari, il vice capitano se ne va prima e il capitano (orrore 5) a un certo punto, lungo la via del ritorno, cambia strada perché "altrimenti arriva tardi a pranzo", lasciando i rimanenti gregari soli, senza indicazioni stradali per il ritorno e quindi costretti a chiedere informazioni ad uno di quei chioschi di fioraio che assediano le mura dei cimiteri e i cui gestori non parlano una parola di italiano?

Gli ultimi km servono comunque al plotone per discutere della cura migliore contro le "piaghe professionali" di uno dei ciclisti neofiti: se cioè sia meglio un impacco lenitivo di foglie di alloro o una robusta applicazione di crema all'ossido di zinco, quest'ultima disponibile in quantità industriali presso l'abitazione di uno dei ciclisti, papà di una bimba di sei mesi.

In effetti si discute anche sull'opportunità che Vince abbandoni rapidamente i pedali automatici abbinati alle scarpe con tacchette, se vuole evitare di dover portare sempre con sé un porteur che ad ogni fermata lo sorregga in attesa che lui riesca a staccare le suddette tacchette. Ma la squadra decide che sulla dotazione tecnica individuale ogni atleta sia libero di decidere in autonomia. Il porteur comunque non sarà fornito dalla squadra e quindi Vince, se vorrà continuare ad utilizzare le tacchette, dovrà provvedere per conto suo.


Nella foto, mentre Nazza sta sviluppando un veloce debriefing mentale dell'allenamento, o forse non riesci a muoversi a causa dei dolori ai muscoli, Vince ha scaraventato la bici per terra (credo al grido di "non ti voglio più vedere") e cerca sollievo nell'acqua fresca. Il problema è che la sofferenza di Vince non è tanto la sete, ma...altro.

Fine dell'allenamento.
Bilancio:
Km percorsi dalla squadra: 55
Km percorsi insieme da tutti gli atleti della squadra: 12,5
Km percorsi ascoltando i lamenti sulla durezza del sellino della mountain bike di Vince: 42
Km percorsi da magociclo a 7 all'ora e con la lingua di fuori: 7,2

Pagelle:
Ventus (capitano): Tosto e determinato come atleta. Deve andare a scuola da Mourinho per migliorare severità e durezza. Bella la sua specialized rossa. Peccato per quel piccolo graffio sulla forca in carbonio, causato da Masso quando l'ha urtata con la brucola con cui stava regolando la sella di magociclo.
Masso: asciutto, scattante e solitario. Se ne va sulla salita e sparisce insalutato ospite. Ha un'attenuante: la moglie lo aspetta in un non meglio identificato paesetto della Sabina. Peccato che anche gli altri abbiano lo stesso problema (no, non c'è un raduno di mogli nel paesetto in Sabina. Ogni moglie attende il proprio marito in un posto differente. Quello che le accomuna è il malumore per la fuga mattutina dei consorti).
Magociclo: in forma crescente. Riesce addirittura a rimanere con il gruppetto nei primi 3 km di ciclabile. Perde contatto sul primo cavalcavia e sulla salita finale è di poca compagnia a causa del suo ansimare da mantice. Il po' di fiato che gli rimane lo utilizza per decantare senza interruzione le qualità della sua "nuova" bici Cinelli in acciao, che ha "solo" 35 anni di vita e una cinquantina di "punti ruggine".
Nazza: elegantissimo, con l'abbigliamento tecnico nei colori dell'azzurro e del nero. Potrebbe diventare l'uomo immagine della squadra, se solo decidesse di iscriversi. Dimostra un buon livello di allenamento, ma è da rivedere su distanze maggiori.
Vince: un mito, l'eroe della giornata. Soffre in (quasi) silenzio, ma non molla 1 metro. Ha una bici pesante e con pneumatici larghissimi. Con una bici da strada avrebbe dato filo da torcere ai più supponenti ciclisti senior della squadra.

Conclusione: secondo voi, alla luce del racconto, la "Meta sudans" è o no una squadra?

Commenti

Anonimo ha detto…
Ma cosa è questa storia del graffio sulla forca in carbonio?!.....scendo subito in garage a verificare.
Ventus

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