Passa ai contenuti principali

Il fuoco sotto la cenere

Il Movimento politico per l’Unità, che si ispira alla spiritualità di Chiara Lubich e dei Focolari, sviluppa una viva tensione al dialogo, anche quando sembra impossibile: tutto viene interpretato in chiave costruttiva, la polemica è sconosciuta, le differenze non sono mai un ostacolo ma un arricchimento. L’MppU non si esprime mai contro qualcuno, ma per qualcosa: è composto da persone che, con tutti i loro limiti, cercano seriamente di vivere la politica come un’occasione di servizio. È proprio questo che li ha convinti a prendere un’iniziativa comune, al di là delle appartenenze di partito, di fronte allo spettacolo poco edificante offerto in questi giorni dalle carte della Procura di Milano: un documento bipartisan pubblicato ieri sera – senza firme, per evitare la caccia all’uomo – e che certifica un disagio forte, anche all’interno di alcuni parlamentari del Centrodestra: una prova evidente, insomma, che sotto la cenere c’è della brace ancora viva, nonostante la corsa a spegnere il fuoco in nome delle convenienze politiche.
A parte Avvenire, che ha pubblicato questo documento nella pagina del Forum, e Il Riformista, che lo ha messo in contrapposizione alle presunte strategie vaticane, non mi pare che l’informazione se ne sia accorta.

Il turbamento dell’opinione pubblica sottolineato dal Presidente della Repubblica, a proposito delle gravi ipotesi di reato – concussione e ricorso alla prostituzione minorile – contestate al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e in seguito alla divulgazione di brani di intercettazioni telefoniche tra i partecipanti alle “serate”, è anche il nostro turbamento.
Il disorientamento e lo sconcerto delle persone che ci avvicinano e ci telefonano sono anche il nostro disorientamento e il nostro sconcerto, perché da sempre siamo con la gente, ne ascoltiamo le attese, ne siamo interlocutori per alimentare quella collaborazione tra società civile e ogni livello della politica che riteniamo vitale.
Parlamentari appartenenti a diversi partiti di maggioranza e di opposizione, e accomunati da una visione della fraternità quale categoria e prassi della politica, propria dell’impegno e della riflessione del Movimento politico per l’unità, siamo consapevoli della gravità complessiva del momento. Soprattutto assistiamo all’impossibilità di Governo e Parlamento ad essere concentrati, con la lucidità necessaria, sulle urgenti scelte economiche e sociali che il Paese attende; e temiamo il rovinoso senso di impotenza e di abbandono che questo ingenera.
Temiamo inoltre che questo ulteriore e più possente colpo alla credibilità e all’affidabilità della classe politica nel suo complesso e delle istituzioni ad ogni livello, oltre che alla credibilità del Paese agli occhi del mondo, possa provocare in tanti più cittadini il definitivo allontanamento dalla vita e dalla partecipazione politica.
Si richiama da più parti l’auspicio ai tempi rapidi della giustizia; anche noi li auspichiamo, consapevoli però che occorre compiere le scelte necessarie per rendere possibile la veloce conclusione delle indagini e dell’intero processo.
Tale grave emergenza rafforza in noi l’impegno a continuare a lavorare, con ancora maggiore responsabilità, a servizio del Paese. Sappiamo che tanti, moltissimi italiani operano giorno dopo giorno per il bene comune, lo fanno con gratuità, lo fanno in mezzo alle fatiche della recessione economica, lo fanno con grande amore: è questa Italia che deve rialzarsi in piedi se vogliamo che la politica ritorni ad essere il luogo in cui aprire insieme una speranza.
Assieme a questa grande parte della società civile vogliamo, dunque, cogliere l’occasione per una reazione morale e corale, in modo da compiere un collettivo soprassalto di dignità e aprire una fase nuova, rigenerativa del potere a servizio di tutti i cittadini, proprio in questo anno che celebra i 150 anni dell’unità del Paese e in cui ricorrono i 65 anni dell’Assemblea Costituente, al cui operato e ai valori che l’animarono è conveniente ancora guardare per costruire il futuro dell’Italia.


Il testo di questo post è stato "copiaincollato" da www.andreasarubbi.it

Commenti

Post popolari in questo blog

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte, ...

Il Chopper di Alan Oakley e i miei sogni di ragazzino

È morto ieri a 85 anni Alan Oakley, l'uomo che nel 1967 progettò per la Raleigh uno dei più singolari e fortunati modelli di bicicletta, la "Chopper", che salvò dal fallimento la fabbrica inglese. Il primo esemplare della strana bici fu messo in vendita in Inghilterra nel settembre del 1969, ed uscì di produzione nel 1984 con il record di 1,5 milioni di pezzi venduti. Per noi adolescenti degli anni '70 la chopper era rivoluzionaria, con il suo sedile largo con lo schienale, il cambio con la leva come un'automobile, la ruota posteriore grande e quella anteriore piccolissima, il manubrio altissimo e ripiegato all'interno. Per noi ragazzi nati alla fine degli anni '50 la bici era solo quella pesante d'acciaio da corsa o da città, non c'era l'alluminio, al massimo l'olandesina, ma solo per le donne o per contadini emiliani. Ancora non erano nate le mountain bike e l'unica altra rivoluzionaria apparsa sulle strade era la Graziella...

Roma non è Valencia

Roma non è Ferrara, ma nemmeno Valencia. In questi giorni si discute a Roma della costruzione di un ponte ciclopedonale sull'Aniene che sarà pronto nel 2011 e di un ponte sul Tevere, all'altezza di lungotevere Flaminio, che la città aspetta da oltre 100 anni. E mentre Roma parla a Valencia, terza città della Spagna, 800.000 abitanti e 78 km di piste ciclabili, hanno costruito in 4 anni scarsi, praticamente dal nulla, un porto gigantesco e bellissimo per l’America’s Cup. Hanno creato un parco urbano, quello del Turia, deviando l’omonimo fiume, (avete capito bene: hanno deviato il letto del fiume dal centro della città alla periferia!!) che offre uno sfogo verde a tutta la città. Il vecchio corso del fiume è diventato il Jardín del Turia, grande giardino e polmone verde della città. Lungo questo giardino si alternano impianti sportivi e prati. Lungo le due (ex) rive si trovano alcuni dei principali musei, monumenti e punti di interesse turistico della città che rendono questo gra...