Nel numero in edicola oggi il New Yorker, famoso magazine americano, riprende il filone delle riflessioni estere sull'Italia. E lo fa, purtroppo, prendendo di nuovo, dopo l'articolo di alcune settimane fa del New York Times, come miglior descrittore della nostra realtà Beppe Grillo. Le riflessioni ovviamente sono critiche, si parla di un paese sbranato dalla corruzione e da politici disonesti (in realtà nemmeno una parola sui problemi sostanziali: l'economia, il debito pubblico, il gap energetico, la mancanza di una strategia disviluppo). No, all'estero, o almeno agli USA, fa comodo vederci come una una macchietta, una repubblica delle banane, dove, sotto un bel sole, tutti intascano mazzette e ordiscono trame. In realtà il paese è senza guida, deve fronteggiare problemi enormi, ma questa chiave di lettura che gli americani hanno di noi mi irrita. Continuano a vederci come un paese di maschere, e l'unico sforzo che compiono per capirci è quello di sostituire Pulcinella con Grillo!
Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit. Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte, ...
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