Pomeriggio d'estate, sede della filiale americana di una grande azienda italiana. È in visita il nuovo direttore commerciale. I locali sono stati rinfrescati, tutto il personale è stato adeguatamente ammaestrato: indossare un abbigliamento consono all'occasione, non fare domande e rispondere solo se interrogati. Arriva il momento atteso: il direttore commerciale arrivato dall'Italia scende negli uffici e inizia la visita ai dipendenti. Lo accompagna il locale manager commerciale, un italoamericano di terza generazione che parla una lingua composta da un mix di inglese e dialetti dell'Italia meridionale. Introduce il boss nei vari box degli open space e presenta velocemente ogni dipendente con una breve frase: "chist'è nu bravo commercial account, come dite voi...nu figli'e 'ntrocchia". Al boss però non sfugge che il giro è stato studiato per "saltare"una postazione dove è seduto un agitato signore sulla cinquantina. Chiede allora al manager locale di accompagnarlo proprio da quel signore. Si presenta, ma il signore balbetta solo una veloce risposta e rimane seduto senza alzare lo sguardo. Il boss chiede allora al suo accompagnatore chi sia questo dipendente così riservato. "Well..., risponde imbarazzato il manager, usando però un tono di voce stentoreo udibile tranquillamente a 50 metri di distanza, this is Walter, Valterino per i friends. He's a good guy, but...non capisce niente! But he works here...noi ce lo tenimmo lo stesso pecché ci conviene assai: his wife, la moglie, lavora all'ufficio del personale!"
È morto ieri a 85 anni Alan Oakley, l'uomo che nel 1967 progettò per la Raleigh uno dei più singolari e fortunati modelli di bicicletta, la "Chopper", che salvò dal fallimento la fabbrica inglese. Il primo esemplare della strana bici fu messo in vendita in Inghilterra nel settembre del 1969, ed uscì di produzione nel 1984 con il record di 1,5 milioni di pezzi venduti. Per noi adolescenti degli anni '70 la chopper era rivoluzionaria, con il suo sedile largo con lo schienale, il cambio con la leva come un'automobile, la ruota posteriore grande e quella anteriore piccolissima, il manubrio altissimo e ripiegato all'interno. Per noi ragazzi nati alla fine degli anni '50 la bici era solo quella pesante d'acciaio da corsa o da città, non c'era l'alluminio, al massimo l'olandesina, ma solo per le donne o per contadini emiliani. Ancora non erano nate le mountain bike e l'unica altra rivoluzionaria apparsa sulle strade era la Graziella...
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