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Mi dispiace...ma devo farLe una domanda, sig. Presidente

Mi dispiace la deriva "politica" che il blog sta assumendo in queste prime settimane dell'anno, a danno delle più tranquille e pacate riflessioni sul mondo della bicicletta, come vorrebbe il titolo.
Però la politica è in questo periodo talmente aggressiva ed incalzante che non riesco ad evitarla. Oggi la domanda che mi pongo, o meglio, che pongo al presidente della Repubblica Napolitano, è: "Sig. Presidente, Lei si è rifiutato, legittimamente, di firmare un Decreto Legge che, in maniera irrituale, avrebbe evitato di sospendere l'alimentazione e l'idratazione coatta ad Eluana Englaro. La giustificazione addotta circa la mancanza di urgenza è stata sconfessata dalla morte di Eluana 4 giorni dopo il Suo rifiuto di firmare. La motivazione quindi è stata politica e morale, e Lei ne porta consapevolmente il peso, e questo La onora.
Nelle prossime settimane giungeranno sul Suo tavolo dei provvedimenti legislativi approvati dalla maggioranza del Parlamento in materia di contrasto all'immigrazione clandestina. Per semplicità di resoconto utilizzo i termini giornalistici con cui questi provvedimenti sono di volta in volta indicati: ronde padane, medici-spie contro i clandestini, tassa sul permesso di soggiorno, rimpatri coatti... provvedimenti che, presi tutti insieme, sono definiti dal settimanale Famiglia Cristiana "leggi razziali", facendo indignare il ministro Maroni, che, in mancanza di validi argomenti da contrapporre, minaccia querele. Ebbene questi provvedimenti contrastano in maniera evidente con la nostra Costituzione. Cosa farà Lei sig. Presidente, li firmerà?

Per superare banali obiezioni, mi rifaccio al discorso del prof Onida, già presidente della Corte Costituzionale, che nello scorso ottobre disse: "oggi possiamo affermare che per noi sono pienamente diritto costituzionale oggettivo le affermazioni di queste Convenzioni (convenzioni internazionali, prima fra tutte la Dichiarazione Internazionale dei Diritti Umani) che parlano tutte di diritti degli individui, dei gruppi, degli uomini, delle donne e non di diritti dei cittadini. Del resto la nostra stessa giurisprudenza aveva già anticipato questa affermazione chiarendo che se è vero che nella nostra Costituzione il principio di uguaglianza - che è il grande principio che rende i diritti patrimonio comune - all’articolo 3 viene proclamato come riguardante i cittadini (“tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”), tuttavia quando si tratta dei diritti fondamentali esso vale anche nei confronti dei non cittadini."

Commenti

Anonimo ha detto…
Ogni giorno quello che una volta era Il Bel Paese sta diventando sempre più una dittatura di tipo sudamericano o peggio africano. Era già chiaro che il diritto a vivere ci era stato tolto da tempo (ognuno é libero di falciare pedoni coll'auto e poi proseguire senza prestare soccorso), adesso ci tolgono anche il diritto a morire.

Mamaa

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