Un mio amico residente a Roma scrive sui blog, sui "gruppi", sui forum: a differenza di tanti altri, il mio amico scrive bene, e pensa anche bene. Ieri ha messo sui nostri schermi una riflessione che lascia molto amaro in bocca a noi suoi concittadini. Gli lascio la parola, senza altri commenti, limitandomi a dire che la posizione pessima che la capitale ha nella graduatoria delle città stilata da Lega Ambiente trova un suo motivo anche nelle parole del mio amico.
"E' che mi sono un po', anzi tanto, rotto di pensare in grande, di programmare di uscire di casa alle 8 per arrivare ad un appuntamento alle 9, di un balcone di 1,5 metri, di far parte di una ristretta minoranza che usa la bici per spostarsi in città, di lottare con una folla di 2,7 milioni di persone per ogni cosa che faccio. Ne abbiamo parlato a lungo ultimamente io ed Elena, e sentiamo entrambi la stessa esigenza. Così, abbiamo deciso di andarcene. Dove di preciso ancora non lo sappiamo, ma al 90% sarà tra le Marche e la Romagna... Scusate, ma sabato e domenica ero a Forlì, e osservando la quantità smisurata di anziane signore che pedalavano tranquillamente anche sulle strade di maggiore scorrimento con le auto dietro pazientemente in fila, pensavo a che una scena del genere da noi sarebbe parte di una fiction o di un film di fantascienza, e poi pensavo: "ma chi mi impedisce di non vivere anch'io qui?". Spero che entro qualche mese questo progetto si possa concretizzare,e non è nemmeno così difficile, vista la presenza massiccia di piccole e medie aziende da quelle parti nelle quali ...(uno come me) potrebbe sicuramente servire.
AGGIORNAMENTO:
il 6° commento a questo post è del mio amico che vuole "fuggire". Ho pensato di aggiungerlo in coda al post per consentire di approfondire subito il tema.
"Leggo i vostri commenti, e mi sento un po’ in imbarazzo nei confronti della maggiorparte di voi, probabilmente romani dalla nascita (se non proprio “de Roma”).
Comprendo in pieno, e in un certo senso invidio, l’orgoglio di appartenere ad una città che ha fatto la storia del mondo, e che ancora oggi è piena di tanta magnificenza e splendore. Io dall’Urbe sono stato solo adottato, quattordici anni fa. Allora avevo toccato il cielo con un dito: finalmente via dalla provincialità, via dal sud, via dall’inciviltà dilagante. Mi sentivo elettrizzato e felice al pensiero di essere finalmente nel Centro, lì dove “succedono le cose”, dove è tutto a disposizione e che milioni di giapponesi risparmiano mesi per poter ammirare.
Ma la presa di coscienza dell’ambiente in cui mi sono trovato a vivere ha a poco a poco cambiato il mio stato d’animo. La riscoperta della bicicletta dopo anni di oblìo mi ha fatto conoscere altre splendide realtà, così diverse e lontane dall’ambiente della metropoli. Scoprire che tra Roma e Orte non ci sono solo Fiano Romano e Magliano Sabina, come sembrava percorrendo l’autostrada, ma una miriade di altri tesori paesaggistici ha spostato la mia sfera di interessi e di priorità su altri valori.
Oggi, a 42 anni, passata l’euforia del sentirsi al centro del mondo, osservo intorno a me il lento ma inesorabile degradarsi dell’ambiente urbano in cui vivo. Il trionfo del modello devastante del grande centro commerciale in simbiosi con l’automobile, il peggio di Los Angeles e Pomezia che si impone come unico stile di vita e di pensiero, ha definitivamente spento il mio entusiasmo verso l’eccitazione che si prova a vivere in un agglomerato di tre milioni di anime. L’arrivo dirompente del barbaro (fortemente voluto dalla maggioranza) che, a colpi di sciabola, sta spazzando via quel pochissimo di buono che i residui tentativi di salvare un minimo di civiltà avevano contribuito a creare, portando irreversibilmente questa città verso il baratro culturale e civile, mi ha dato il colpo di grazia definitivo.
Ora anelo a piccoli spazi, sogno di poter vivere in un posto dove sia possibile arrivare a piedi un po’ dappertutto, prendere la bicicletta e dirigersi verso le colline senza bisogno di un’ora di treno o di percorrere prima decine di km. di strade pericolosissime, dove poter girare in bicicletta sentendomi parte di una comunità che apprezza quel modo di spostarsi, lo considera ovvio, naturale, e lo rispetta. E, sì, magari poter anche alzare lo sguardo e vedere qualche stella sopra di me, non una lavagna luminosa fluorescente che ha occupato il posto del cielo notturno.
Mio fratello vive a Forlì, e ogni volta che lo vado a trovare torno con due sentimenti contrapposti: il cuore che mi si apre per ritrovare la magnificenza di un posto unico al mondo, e la rabbia che mi pervade nel pensare a quanto sia lontana ‘in-civiltà della Caput Mundi dalla splendida civiltà di quella provincia.
Sono un animale da città, non vivrei mai in un paesino di poche anime, mi sentirei schiacciato. Ma so che ci sono anche realtà urbane più umane di questa, anche se andare a correre sotto gli archi di un antico acquedotto romano è un vanto di cui pochi altri podisti al mondo possono fregiarsi.
Cambiare vita e ambiente non è facile, ma l’ho già fatto una volta, per me non è un’esperienza nuova, e forse in questo sono più avvantaggiato rispetto a chi qui ci è nato.
Ciao a tutti da Gianni (anche conosciuto come il Gallus) "
"E' che mi sono un po', anzi tanto, rotto di pensare in grande, di programmare di uscire di casa alle 8 per arrivare ad un appuntamento alle 9, di un balcone di 1,5 metri, di far parte di una ristretta minoranza che usa la bici per spostarsi in città, di lottare con una folla di 2,7 milioni di persone per ogni cosa che faccio. Ne abbiamo parlato a lungo ultimamente io ed Elena, e sentiamo entrambi la stessa esigenza. Così, abbiamo deciso di andarcene. Dove di preciso ancora non lo sappiamo, ma al 90% sarà tra le Marche e la Romagna... Scusate, ma sabato e domenica ero a Forlì, e osservando la quantità smisurata di anziane signore che pedalavano tranquillamente anche sulle strade di maggiore scorrimento con le auto dietro pazientemente in fila, pensavo a che una scena del genere da noi sarebbe parte di una fiction o di un film di fantascienza, e poi pensavo: "ma chi mi impedisce di non vivere anch'io qui?". Spero che entro qualche mese questo progetto si possa concretizzare,e non è nemmeno così difficile, vista la presenza massiccia di piccole e medie aziende da quelle parti nelle quali ...(uno come me) potrebbe sicuramente servire.
AGGIORNAMENTO:
il 6° commento a questo post è del mio amico che vuole "fuggire". Ho pensato di aggiungerlo in coda al post per consentire di approfondire subito il tema.
"Leggo i vostri commenti, e mi sento un po’ in imbarazzo nei confronti della maggiorparte di voi, probabilmente romani dalla nascita (se non proprio “de Roma”).
Comprendo in pieno, e in un certo senso invidio, l’orgoglio di appartenere ad una città che ha fatto la storia del mondo, e che ancora oggi è piena di tanta magnificenza e splendore. Io dall’Urbe sono stato solo adottato, quattordici anni fa. Allora avevo toccato il cielo con un dito: finalmente via dalla provincialità, via dal sud, via dall’inciviltà dilagante. Mi sentivo elettrizzato e felice al pensiero di essere finalmente nel Centro, lì dove “succedono le cose”, dove è tutto a disposizione e che milioni di giapponesi risparmiano mesi per poter ammirare.
Ma la presa di coscienza dell’ambiente in cui mi sono trovato a vivere ha a poco a poco cambiato il mio stato d’animo. La riscoperta della bicicletta dopo anni di oblìo mi ha fatto conoscere altre splendide realtà, così diverse e lontane dall’ambiente della metropoli. Scoprire che tra Roma e Orte non ci sono solo Fiano Romano e Magliano Sabina, come sembrava percorrendo l’autostrada, ma una miriade di altri tesori paesaggistici ha spostato la mia sfera di interessi e di priorità su altri valori.
Oggi, a 42 anni, passata l’euforia del sentirsi al centro del mondo, osservo intorno a me il lento ma inesorabile degradarsi dell’ambiente urbano in cui vivo. Il trionfo del modello devastante del grande centro commerciale in simbiosi con l’automobile, il peggio di Los Angeles e Pomezia che si impone come unico stile di vita e di pensiero, ha definitivamente spento il mio entusiasmo verso l’eccitazione che si prova a vivere in un agglomerato di tre milioni di anime. L’arrivo dirompente del barbaro (fortemente voluto dalla maggioranza) che, a colpi di sciabola, sta spazzando via quel pochissimo di buono che i residui tentativi di salvare un minimo di civiltà avevano contribuito a creare, portando irreversibilmente questa città verso il baratro culturale e civile, mi ha dato il colpo di grazia definitivo.
Ora anelo a piccoli spazi, sogno di poter vivere in un posto dove sia possibile arrivare a piedi un po’ dappertutto, prendere la bicicletta e dirigersi verso le colline senza bisogno di un’ora di treno o di percorrere prima decine di km. di strade pericolosissime, dove poter girare in bicicletta sentendomi parte di una comunità che apprezza quel modo di spostarsi, lo considera ovvio, naturale, e lo rispetta. E, sì, magari poter anche alzare lo sguardo e vedere qualche stella sopra di me, non una lavagna luminosa fluorescente che ha occupato il posto del cielo notturno.
Mio fratello vive a Forlì, e ogni volta che lo vado a trovare torno con due sentimenti contrapposti: il cuore che mi si apre per ritrovare la magnificenza di un posto unico al mondo, e la rabbia che mi pervade nel pensare a quanto sia lontana ‘in-civiltà della Caput Mundi dalla splendida civiltà di quella provincia.
Sono un animale da città, non vivrei mai in un paesino di poche anime, mi sentirei schiacciato. Ma so che ci sono anche realtà urbane più umane di questa, anche se andare a correre sotto gli archi di un antico acquedotto romano è un vanto di cui pochi altri podisti al mondo possono fregiarsi.
Cambiare vita e ambiente non è facile, ma l’ho già fatto una volta, per me non è un’esperienza nuova, e forse in questo sono più avvantaggiato rispetto a chi qui ci è nato.
Ciao a tutti da Gianni (anche conosciuto come il Gallus) "
Commenti
(che poi sono di origini marchigiane, per cui sarebbe "a sort of homecoming")
Il punto principale é solo uno: ri-trovare un lavoro nel luogo in cui si sceglie di andare a vivere, nel nostro caso due posti di lavoro.
Io però pensavo più a zone tipo... Nuova Zelanda o giù di lì.
Mamaa
Roma ormai è offesa e ostaggio di grappoli di sorciocorrenti, incredibili M.I.B che invadono e annichiliscono ogni spazio vitale, razzismo periferico e ignoranza fascio-beluscoide mediasetticemica prima o poi si insinua nella vita anche dei più riservati e schivi,a scuola, all'ospedale, nel condominio, nelle strade...l'orizzonte è offuscato da fumi e fumosità di ogni tipo.
Ma l'anonimato delle grandi città rimane prezioso e tutte le volte che ho avuto occasione di soggiornare in provincia, l'invadenza in buona fede ma pur sempre obbligatoria ed opprimente mi ha rapidamente fatto rimpiangere i grandi spazi di solitudine ma solitari della mia grande Roma.
Chissà dov'è il Giusto.
Ma poi un SENATOR cosa farebbe lontano da ROMA?
AVe caiofabricius VALE
Comprendo in pieno, e in un certo senso invidio, l’orgoglio di appartenere ad una città che ha fatto la storia del mondo, e che ancora oggi è piena di tanta magnificenza e splendore. Io dall’Urbe sono stato solo adottato, quattordici anni fa. Allora avevo toccato il cielo con un dito: finalmente via dalla provincialità, via dal sud, via dall’inciviltà dilagante. Mi sentivo elettrizzato e felice al pensiero di essere finalmente nel Centro, lì dove “succedono le cose”, dove è tutto a disposizione e che milioni di giapponesi risparmiano mesi per poter ammirare.
Ma la presa di coscienza dell’ambiente in cui mi sono trovato a vivere ha a poco a poco cambiato il mio stato d’animo. La riscoperta della bicicletta dopo anni di oblìo mi ha fatto conoscere altre splendide realtà, così diverse e lontane dall’ambiente della metropoli. Scoprire che tra Roma e Orte non ci sono solo Fiano Romano e Magliano Sabina, come sembrava percorrendo l’autostrada, ma una miriade di altri tesori paesaggistici ha spostato la mia sfera di interessi e di priorità su altri valori.
Oggi, a 42 anni, passata l’euforia del sentirsi al centro del mondo, osservo intorno a me il lento ma inesorabile degradarsi dell’ambiente urbano in cui vivo. Il trionfo del modello devastante del grande centro commerciale in simbiosi con l’automobile, il peggio di Los Angeles e Pomezia che si impone come unico stile di vita e di pensiero, ha definitivamente spento il mio entusiasmo verso l’eccitazione che si prova a vivere in un agglomerato di tre milioni di anime. L’arrivo dirompente del barbaro (fortemente voluto dalla maggioranza) che, a colpi di sciabola, sta spazzando via quel pochissimo di buono che i residui tentativi di salvare un minimo di civiltà avevano contribuito a creare, portando irreversibilmente questa città verso il baratro culturale e civile, mi ha dato il colpo di grazia definitivo.
Ora anelo a piccoli spazi, sogno di poter vivere in un posto dove sia possibile arrivare a piedi un po’ dappertutto, prendere la bicicletta e dirigersi verso le colline senza bisogno di un’ora di treno o di percorrere prima decine di km. di strade pericolosissime, dove poter girare in bicicletta sentendomi parte di una comunità che apprezza quel modo di spostarsi, lo considera ovvio, naturale, e lo rispetta. E, sì, magari poter anche alzare lo sguardo e vedere qualche stella sopra di me, non una lavagna luminosa fluorescente che ha occupato il posto del cielo notturno.
Mio fratello vive a Forlì, e ogni volta che lo vado a trovare torno con due sentimenti contrapposti: il cuore che mi si apre per ritrovare la magnificenza di un posto unico al mondo, e la rabbia che mi pervade nel pensare a quanto sia lontana ‘in-civiltà della Caput Mundi dalla splendida civiltà di quella provincia.
Sono un animale da città, non vivrei mai in un paesino di poche anime, mi sentirei schiacciato. Ma so che ci sono anche realtà urbane più umane di questa, anche se andare a correre sotto gli archi di un antico acquedotto romano è un vanto di cui pochi altri podisti al mondo possono fregiarsi.
Cambiare vita e ambiente non è facile, ma l’ho già fatto una volta, per me non è un’esperienza nuova, e forse in questo sono più avvantaggiato rispetto a chi qui ci è nato.
Ciao a tutti da Gianni (anche conosciuto come il Gallus)
Ho qualche dubbio invece che l'imbarbarimento culturale non abbia toccato realtà più piccole.
La tua è una scelta coraggiosa, e come tale, da rispettare.
Con affetto. Marco