Passa ai contenuti principali

Notizie dal litorale laziale

Nei giorni scorsi sono stato a Terracina, sul litorale sud pontino in provincia di Latina, e mi sono imbattuto in una serie di situazioni riguardanti l'uso della bicicletta che voglio condividere con voi. Il locale comune negli ultimi anni ha investito molto in un programma di riqualificazione del territorio, ed in questo ambito ha allestito una piccola rete ciclabile, tenendo anche conto dell'intenso uso che della bici fanno sia gli abitanti che i turisti. Ma, come vedete in questa foto, i motoremuniti (mi adeguo al linguaggio di Fabrizio!) prevalgono sugli sforzi degli amministratori: la povera ciclista è costretta ad allagarsi contromano perché la pista rossa è occupata da autovetture in sosta! e qui invece si vede il solito prepotente

scooterizzato che invade un ponticello altrimenti riservato al passaggio di pedoni e bici. Forse bisognerebbe abbinare agli interventi strutturali anche un po' di vigilanza e controllo perché il senso civico lascia decisamente a desiderare!
Passando al tema "rastrelliere", così ben seguito in questo spazio di Roma Pedala, credo che queste, allestite in un posto strategico (la fermata degli autobus Cotral)non siano molto utilizzate, come dimostra la vegetazione che vi si è sviluppata all'interno.
Tuttavia non è che manchi la domanda di posteggi, ma i ciclisti preferiscono il vecchio, caro palo perché lì almeno possono assicurare il telaio con la catena, operazione impossibile su questo genere di rastrelliere, a meno di non dotarsi di catene molto lunghe.

Ultima particolarità rilevata: un segnale stradale che non conoscevo "restringimento pista ciclabile". Ed in effetti la pista, come vedete, diventa così stretta che anche un pedone non riuscirebbe a restarvi all'interno. Sarà a norma una ciclabile così stretta? E il segnale stradale poi, esisterà o è il frutto di una originale creatività di qualche assessorato locale?
(Questo post è stato pubblicato in anteprima su http://www.romapedala.splinder.com/. Le foto sono quindi "marcate con l'indirizzo di questo blog))

Commenti

Post popolari in questo blog

L'arco e la via di Tiradiavoli. E' pericoloso passarci?

Lo sapete che a Roma esiste una via che si chiamava “via Tiradiavoli”? E che su questa via passa un arco chiamato “arco Tiradiavoli”? E che molti di noi la percorrono ogni giorno senza saperlo? E sarà pericoloso questo passaggio? Fermi tutti, innanzitutto spieghiamo dove siamo: ci troviamo su via Aurelia (antica) nel tratto che fiancheggia da un lato Villa Pamphili e dall’altro il giardino di Villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo a Roma. Il posto è questo che vedete qui nella foto   Ma perché il popolo romano chiamava questa via, e l’arco, che la sovrasta, “Tiradiavoli”?  Una possibilità riguarda la figura della celeberrima Olimpia Maidalchini Pamphili, la celebre “Pimpaccia” a cui è anche intitolata una via qui vicino, Via di Donna Olimpia.  Questa donna, spregiudicata e abile, grazie alle sue capacità fu potentissima durante il pontificato di Innocenzo X, nella prima metà del 17° secolo. Questa sua avidità di denaro e potere la resero temuta e odiata dal popolo

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte,

La storia infinita dell'ex residence Bravetta

Il Corriere della Sera del 28 maggio dà notizia della condanna di Barbara Mezzaroma a 23 mesi di reclusione per aver demolito un palazzo nell’ex residence Bravetta, senza averne il permesso. La contestazione mossa all’amministratrice delegata di Impreme è di abuso in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, in violazione del testo unico sull’edilizia e del codice dei beni culturali e del paesaggio. La demolizione è avvenuta tra il 2015 e il 2017, mentre il Comune nel 2007 si era accordato con il gruppo Mezzaroma per la riqualificazione del residence, realizzato negli anni Settanta. Quello che a noi abitanti del quartiere risulta difficile da comprendere è il contenuto della decisione del giudici. Il giudice ha infatti stabilito che la Mezzaroma dovrà ricostruire l’immobile e pagare un risarcimento danni al Comune pari a 70 mila euro. Condizione questa cui è sottoposta la sospensione della pena. La domanda che noi ci poniamo è "ma il giudice ha presente cosa sia l