Passa ai contenuti principali

Perché scegliere la bici?

I commenti al post precedente mi hanno fatto cercare le poche righe che seguono, scritte qualche settimana fa e messe da parte in attesa di maturazione. Ecco, credo che oggi sia arrivato il momento adatto per tentare di spiegare perché alcuni di noi scelgono la bicicletta come mezzo ideale di movimento.

E' un tranquillo sabato di estate come tanti altri, né migliore né peggiore, con tante cose da fare, ma tutte rinviabili. Cammino per casa pensando. In realtà sto cercando una scusa con me stesso per prendere la bici. Possibile che non abbia una commissione, un servizio da fare fuori casa, un posto da raggiungere in bicicletta?
Niente, non mi viene in mente niente.
Poi la folgorazione: ma io in bici ci vado perché mi piace, non perché mi serve!
Il pensarlo ed essere già sul sellino a pedalare è stato tutt'uno!
Che bisogno c'è di cercare un motivo per andare in bici? La bici è bella per se stessa, per le emozioni che ti dà, per il piacere che ti concede. Libera la mente, fa pensare, rimette in moto tutto quello che c'è dentro, non puzza, non fa rumore, non inquina, è utile, è economica.
La bici è bella!

Commenti

Anonimo ha detto…
A "non fa rumore" preferisco "é silenziosa", perché in realtà la bici ha un rumore o meglio un suono tutto suo.
Una musica che solo chi va in bici sa riconoscere e quando da pedone sente quel lieve fruscio, quel silenzioso rotolare di ingranaggi ben lubrificati, non ha bisogno del suono del campanello per sapere che deve spostarsi un pochino per lasciar passare un'anima libera.
E tu mago lo sai meglio di me.
Mamaa
paolo ha detto…
Vero verissimo, la bici ha un suono che io ho definito "l'orologio". Non lo so perché, non credo ci siano analogie, ma quando sento passare una bici ben lubrificata e manutenuta, senti il fruscìo dell'aria che sposta e un ronzio (quello che chiamo orologio)che fa innamorare dell'oggetto. Anche i vecchi catenacci hanno un loro suono, più malinconico, in genere ritmico perché si ripresenta ad ogni pedalata. E' come se la bici chiedesse aiuto, chiedesse che una mano esperta le restituisse la dignità perduta. Ma anche così è bella ugualmente.
La bici ha un suono. Ma allora potremmo definirla anche uno strumento musicale?

Post popolari in questo blog

L'arco e la via di Tiradiavoli. E' pericoloso passarci?

Lo sapete che a Roma esiste una via che si chiamava “via Tiradiavoli”? E che su questa via passa un arco chiamato “arco Tiradiavoli”? E che molti di noi la percorrono ogni giorno senza saperlo? E sarà pericoloso questo passaggio? Fermi tutti, innanzitutto spieghiamo dove siamo: ci troviamo su via Aurelia (antica) nel tratto che fiancheggia da un lato Villa Pamphili e dall’altro il giardino di Villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo a Roma. Il posto è questo che vedete qui nella foto   Ma perché il popolo romano chiamava questa via, e l’arco, che la sovrasta, “Tiradiavoli”?  Una possibilità riguarda la figura della celeberrima Olimpia Maidalchini Pamphili, la celebre “Pimpaccia” a cui è anche intitolata una via qui vicino, Via di Donna Olimpia.  Questa donna, spregiudicata e abile, grazie alle sue capacità fu potentissima durante il pontificato di Innocenzo X, nella prima metà del 17° secolo. Questa sua avidità di denaro e potere la resero temuta e odiata dal popolo

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte,

La storia infinita dell'ex residence Bravetta

Il Corriere della Sera del 28 maggio dà notizia della condanna di Barbara Mezzaroma a 23 mesi di reclusione per aver demolito un palazzo nell’ex residence Bravetta, senza averne il permesso. La contestazione mossa all’amministratrice delegata di Impreme è di abuso in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, in violazione del testo unico sull’edilizia e del codice dei beni culturali e del paesaggio. La demolizione è avvenuta tra il 2015 e il 2017, mentre il Comune nel 2007 si era accordato con il gruppo Mezzaroma per la riqualificazione del residence, realizzato negli anni Settanta. Quello che a noi abitanti del quartiere risulta difficile da comprendere è il contenuto della decisione del giudici. Il giudice ha infatti stabilito che la Mezzaroma dovrà ricostruire l’immobile e pagare un risarcimento danni al Comune pari a 70 mila euro. Condizione questa cui è sottoposta la sospensione della pena. La domanda che noi ci poniamo è "ma il giudice ha presente cosa sia l